Corriere dello Sport (J. Aliprandi) – È vero che il tiro di Folorunsho ha preso una strana traiettoria, ma è anche vero che Rui Patricio ha messo davvero troppa superficialità per cercare di deviarlo fuori dalla porta. Ed ecco qui, l’errore è servito. Un intervento goffo, ai limiti dell’autogol e che avrebbe potuto costare molto caro alla Roma, costretta nell’ultimo quarto d’ora a difendere il risultato sotto la pressione di un Verona rivitalizzato. Il portoghese fino alla papera sul gol non era stato praticamente mai impegnato, penalty compreso sparato da Djuric direttamente in curva Nord. Solo qualche uscita, nella sua area, ma fino a quel punto neanche troppo preoccupante. Ma qui sta la bravura del portiere esperto: farsi trovare pronto al momento decisivo, nell’unico intervento a cui è costretto nel corso della partita.
E invece il suo errore ha rianimato la squadra di Baroni e una partita che fino a quel momento era stata messa in cassaforte nonostante un secondo tempo non certo brillantissimo da parte dei giallorossi. Errore e non solo. Perché Rui Patricio non è piaciuto neanche nella gestione dei rinvii. Uno di questo, terminato in una porzione di campo totalmente occupata da maglie avversarie ha rischiato di far perdere la pazienza anche al suo nuovo allenatore. Con calma e disciplina invece De Rossi si è limitato soltanto a mettersi una mano tra i capelli, senza manifestare ulteriormente la sua insoddisfazione per un possesso perso in malo modo.
Il nuovo preparatore dei portieri è Simone Farelli, terzo estremo difensore della squadra nella stagione 2020-2021 e la scorsa stagione al lavoro con i ragazzi della Primavera ma con qualche apparizione anche in prima squadra quando Nuno Santos era costretto allo stop per squalifica. Farelli ha già lavorato con Rui Patricio ma anche con Mile Svilar, il ragazzo che quest’anno ha visto già più volte il campo (otto gare) rispetto a tutta l’intera stagione e che ora sogna di guadagnare un’altra occasione. Chi lo vede a Trigoria lo descrive sempre più in crescita, ma con il bisogno di giocare il più possibile per ritrovare sicurezza e il feeling con il campo. Quello dove si sente la vera pressione.