Il Messaggero (U. Trani) – Il secondo posto, obiettivo minimo e anche massimo della stagione che si chiuderà senza alcun trofeo, può diventare il punto di ripartenza della Roma. Che, a bocce ferme, dovrà decidere come diventare grande. La Juve è lontanissima: 17 punti nello scorso torneo, 16 in questo, con i bianconeri tra l’altro protagonisti pure in Champions e finalisti in Coppa Italia. Al centro della discussione finirà pure Garcia che al traguardo, dopo le vicende di questi giorni e le sbandate nel 2015, arriva depotenziato. Agnelli, passando al volo da Conte ad Allegri, è andato comunque a dama. Pallotta, sempre pronto a confermare in pubblico Rudi, non ha ancora vinto. Il francese è sotto contratto fino al 2018. L’accordo per altri 3 anni, con un ingaggio di quasi 2,8 milioni netti, rende meno credibile l’ipotesi del divorzio. Ma qualcosa, ultimamente, toglie la certezza che il finale sia già scritto. Il feeling con il management italiano sembra meno solido che in passato. E anche quello con il gruppo ha più di una crepa: la conferma viene da qualche uscita in pubblico di alcuni giocatori, da Nainggolan a Ljajic e Pjianc, e dal braccio di latta del tecnico sulla questione del ritiro imposto dal club. «Il bilancio si farà alla fine» ha ripetuto (due volte) proprio Rudi, lasciando aperta ogni possibilità sul suo futuro.
EQUILIBRIO PRECARIO – Anche la settimana scorsa il suo vice Bompard è stato a Pinzolo a verificare le strutture che la Roma utilizzerà per la breve preparazione estiva. Il viaggio non può essere stato fatto a vuoto. Garcia si sente, insomma, coinvolto anche nell’organizzazione della prossima stagione. Gli basterà, però, ottenere l’accesso diretto alla prossima per dar forza (finalmente) alla sua posizione anche sul mercato e per chiedere quei giocatori che non è riuscito ad ottenere né in estate né inverno? Il dubbio è lecito, conoscendo il modus operandi di Sabatini che non a caso si è mosso sinora in tutt’altra direzione. Il ds ha già preso altri tre giovani: il trequartista australiano De Silva (18 anni), il centrocampista offensivo maltese Borg (18) e il centravanti argentino Ponce (18). E, in dirittura, c’è pure il quarto: il bomberino paraguaiano Diaz (16 anni). La rosa della Roma avrebbe bisogno di altro. In tutti i settori.Senza indebolire la base, quella che rende invulnerabile la Juve. Qui, invece, le porte sono girevoli.Più che assemblare, si smonta. Così la squadra difficilmente sarà competitiva.
MENO POTERE – Sia la proprietà che i dirigenti italiani hanno intanto limitato l’autonomia di Garcia dentro Trigoria. Pallotta, nella chat con i tifosi giallorossi, ha fatto riferimento ai troppi infortuni di questa stagione. Dagli Usa arriverà il nuovo preparatore. Al posto di Rongoni, scelto dal francese. Sabatini a Milano, su input di Zecca (il controllore del presidente), ha annunciato che la squadra sarebbe andata in ritiro. Solo il 28 aprile, prima della trasferta a Reggio Emilia, Rudi era stato inequivocabile: «Non serve a niente e qui decido io». Anche se in ritardo e con formula soft, i giocatori si dovranno fermare da stasera Trigoria. Rudi, davanti a loro, ha perso improvvisamente di credibilità. Anche se la spiegazione dovrebbe comunque accontentare i calciatori: nessuna punizione. Anche se la scelta non convince i protagonisti (tecnico e dirigenti compresi), può tornare utile per ritrovare il gruppo. «Abbiamo fiducia in voi». Zecca, Zanzi, Sabatini e Baldissoni, presentandosi nella sala video, hanno girato il messaggio della proprietà alla squadra. Fuori di Trigoria, però, la gente si chiede come mai il francese abbia rinunciato alle doppie sedute. Non è ha più il controllo della situazione come un anno fa. Non è lo stesso nella gestione dello spogliatoio. E nelll’addestramento tattico (ieri il solito richiamo alla concentrazione, analizzando gli errori di sabato a Milano). Società e squadra sono più distanti da Garcia e, dopo la volata Champions, «si tireranno le somme». Come ha detto lui.