La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – È una festa quasi totale, a cui manca solo l’ultimo bacio, quello che da Torino i granata – sconfitti in casa dal Napoli – non riescono a recapitare. Eppure all’Olimpico c’è quasi tutto perché la Roma, battendo un onesto Chievo 3-0 grazie alle reti di Nainggolan, Rüdiger e Pjanic, allunga una striscia positiva che per una decina di ore la porta al secondo posto in classifica e quindi direttamente in Champions. Certo, ritrovarsi poi alla fine sempre in terza piazza immalinconisce un po’, ma è giusto consolarsi subito per almeno tre ragioni: il ritrovato pubblico dei giorni belli (55.000 spettatori), l’esibizione di una manovra brillante fin quando è servita a incidere sull’inerzia del match e gli osanna a capitan Totti che taglia il traguardo delle 600 presenze in A. Se vogliamo, l’unico pizzico di ansia la può regalare solo il pensiero di come farebbe il club a cedere – qualora servisse – uno tra il sontuoso Nainggolan e l’elegante Pjanic, ma questo afferisce solo alla sfera bostoniana ed alle relative strategie di mercato.
FUORI DZEKO – La squadra di Maran, tra l’altro, non demerita per larghi tratti della partita. Il rombo gialloblù infatti – con Radovanovic vertice basso, con ai lati Rigoni ed Hetemaj alle spalle di Castro trequartista, chiude abbastanza bene le linee di passaggio e sa manovrare in velocità nelle ripartenze. Per fronteggiarlo, Spalletti stavolta torna al 4-3-3 abbassando Nainggolan in mediana e lasciando al moto perpetuo fatto da Perotti come falso centravanti, il compito di aprire spazi agli inserimenti di Pjanic, Florenzi e Digne. Il Chievo rinuncia al pressing su De Rossi portatore di palla e lo stesso fa in pratica anche la Roma, che però approfitta meglio delle spaziature per andare al tiro già un paio di volte in avvio con Digne e Nainggolan. Bizzarri si oppone decorosamente, ma nulla può sulla conclusione in scivolata dello stesso belga, “maledestramente” servito da Cesar proteso a intercettare un pallone dello stesso Ninja. È il 18′, e tempo solo qualche minuto Maran deve anche ridisegnare la squadra a causa degli infortuni ravvicinati di Gobbi e Radovanovic. Così Pinzi diventa vertice basso, il vivace M’Poku si piazza nel ruolo di trequartsita, mentre il combattivo Hetemaj scala in difesa finché nella ripresa non risalirà in mediana, grazie all’inserimento di Sardo e lo spostamento di Cacciatore a sinistra. Dal tourbillon ne viene fuori un Chievo più attivo, che già nel primo tempo impegna due volte severamente Szczesny con altrettanti tiri di Floro Flores (il secondo su calcio di punizione). D’altronde, gli spazi alle spalle dell’acciaccato Manolas e del gigantesco (in tutti i sensi) Rudiger non mancano anche perché è la Roma a condurre il gioco, con Perotti e Pjanic che sfiorano un raddoppio santificato poco più tardi da Rüdiger di testa su assist da punizione battuta magistralmente del bosniaco.
ENTRA TOTTI – Il doppio vantaggio però sembra appagare i giallorossi, che abbassano ulteriormente ritmi già in avvio non altissimi (causa caldo insidioso) e così nei primi 28’ della ripresa rischiano di subire gol in quattro occasioni. Sul taccuino infatti spiccano, nell’ordine: il colpo di testa di Sardo fuori (4’), il palo esterno colpito da M’Poku su azione di rimessa (12’), la zuccata di Floro Flores fuori di un soffio (20’) e l’ennesimo colpo di testa, stavolta di Pellissier, che costringe Szczesny all’intervento plastico (28’). Insomma, si capisce che nella ripresa va in campo una Roma più svogliata, che si fa viva dalle parti di Bizzarri, solo un paio di volte con Perotti, assai attivo nel duello tra argentini. Insomma, se il portiere non dovesse deviare alla grande una conclusione a giro di El Shaarawy, si potrebbe pensare persino che il risultato cominci a essere largo per i giallorossi. Anche l’ingresso di Totti, all’inizio, sembra non galvanizzare la squadra come di consueto, ma l’uscita prima di Salah e poi del Faraone consentono a Spalletti di ridisegnare la squadra. I giallorossi, infatti, passano a un 3- 4-2-1, con Digne sulla linea difensiva, Emerson e Florenzi sulle fasce di mediana e Perotti e Pjanic alle spalle di Totti. In questo modo il rendimento finale dei giallorossi lievita e lo certifica lo straordinario assist di prima di Totti, servito da Strootman, che libera Pjanic solo davanti al portiere. È il 3-0, che giunge al 40’ e consente allo stadio solo di aspettare i bambini in mezzo al campo a fine partita per santificare la festa. Morale: onore al Chievo che gioca un buon calcio e si avvia a chiudere un campionato ancora una volta brillante, ma riflettori ovviamente sulla Roma, protagonista di una straordinaria rimonta che nel girone di ritorno finora ha fruttato 13 vittorie, 4 pareggi e 1 sola sconfitta, peraltro a Torino contro Sua Maestà la Juve. Insomma, in attesa sabato di difficili colpi di scena, se arriverà la qualificazione Champions e un mercato degno delle ambizioni annunciate, il prossimo campionato avrà di diritto una candidata allo scudetto con cui fare i conti. Le rivali sono avvisate.