Il 28 maggio l’assessore Giovanni Caudo e gli assessori all’Ambiente, alla Cultura, alla Mobilità e al Bilancio hanno affrontato le tematiche principali emerse dai laboratori delle Conferenze municipali e discusso su come integrare le tematiche e mettere in rete gli obiettivi dei 15 municipi perché diventino patrimonio per la trasformazione della città. Lo Stadio della Roma è stato, ovviamente, oggetto del dibattito. Queste le parole dell’assessore sull’operazione dello Stadio:
“Nel programma elettorale di Marino, nella parte urbanistica che ho scritto, non c’era un punto sullo stadio. Lo Stadio della Roma è una diventata una delle questioni fondamentali in virtù di certe cose. Quell’operazione dal punto di vista urbanistico regge davanti a qualsiasi confronto, qualsiasi. Sono disposto a fare dibattito davanti a tutti. Dal punto di vista urbanistico quello che porta a casa il Comune con questa operazione non ha confronti in nessuna operazione precedente, futura e anche rispetto ad altre operazioni europee. Abbiamo fatto un negoziato con il privato, come ha detto qualcuno un sublime negoziato, portando l’asticella il più in alto possibile. C’è una norma, ma se vuoi fare questa cosa con il Comune di Roma, queste sono le condizioni a cui puoi farla. E’ talmente chiaro quanto è alta l’asticella che ci hanno messo un po’ di tempo per vedere se lo potevano fare o no. Noi l’abbiamo approvato a dicembre e a maggio hanno iniziato a capire che c’erano bisogno di risorse vere per fare quell’operazione. Questa operazione richiede 500 milioni di euro di investimento prima di poter ricevere un euro dal funzionamento di quella struttura. Si sono messi sul mercato, hanno chiamato la finanza per poter raccogliere risorse, che certo non sono in sede locale. Sarà un uso improprio, però quell’operazione, portata a questo livello, con il massimo di utilità per l’amministrazione pubblica in termine di opere e chiedendo all’operatore che o stai a questo livello o non lo fai, porterà a Roma risorse che sono il triplo degli investimenti esteri fatti negli ultimi due-tre anni, se si fa, cioè spariglia. Sarà per questo che qualcuno non è d’accordo? Spariglia! E’ la più grande operazione di innesto di risorse economiche esterne di investitori esteri che vengono qui. Stiamo immettendo risorse senza scendere a patti con nessuno. Abbiamo aperto il cerchio di questa città che è asfittica e questo non va bene. Lo stadio, la legge nazionale, quello che volete, i grattacieli, ma quell’operazione se la vediamo dal punto di vista urbanistico il 30% del valore che produce quell’operazione va all’amministrazione comunale. Il foglio Excel con cui gli operatori economici di Roma ragionano porta al 10%”.
“Cosa otteniamo con quell’operazione? Quali sono le conseguenze? Se investi 500 milioni di euro senza ricevere un euro quegli edifici che sono per uffici li devi iniziare a vendere. Li ci andrà Generali e forse il quartier generale di un’altra azienda. Non era nella regia pubblica? Col cavolo che non era nella regia pubblica. Da 20 mesi lavoriamo con costanza, goccia d’acqua dopo goccia d’acqua, per realizzare un programma che abbiamo scritto prima di essere eletti e siamo una delle poche amministrazioni che quello che ha scritto sta facendo, non ha tradito quello che ha scritto, almeno dal punto di vista urbanistico e in 20 mesi abbiamo fatto più di quello che speravamo. Anche l’operazione dello stadio la vogliamo raccontare da un altro punto di vista? Oppure la dobbiamo raccontare con la parola ‘cementificazione’? Parliamo di un’area che era sportiva destinata, secondo piano regolatore, ad essere edificabile per 112.000 metri quadri quindi non è vero che è un’area agricola. Perché quelli che sono i nostri amici scrivono che era un’area agricola e si fanno intervistare da un giornale importante per dire le bugie? Perché fanno del male a questa città? Non a me, a me frega poco, fanno del male alla città. Dire le bugie no, io non le sopporto! Fai del male a te stesso e alla città, e fai un’operazione che è fine a se stessa, aiuti quelle persone contro le città, ti usano. Noi non scendiamo a patti, magari in un circolo di persone un po’ più misurate potremmo trovare una soluzione diversa. Ma raccontarla così fa cadere veramente le braccia“.
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