Corriere dello Sport (R. Maida) – Diciamo la verità: dopo l’inizio infelice José Mourinho avrebbe rimandato volentieri di un mesetto l’incrocio con il Milan, una delle squadre più in forma del campionato. Con Lukaku appena sceso dall’aereo, con il carico di qualche chilo di troppo e dell’inattività estiva, la Roma non potrà contare neppure su Dybala, che ha un problema a una coscia (adduttore) e per questo ha rinunciato addirittura alla chiamata della nazionale argentina.
E anche altri due rinforzi, Renato Sanches e Azmoun, non sono disponibili. “Sono pronto a morire” ha detto scherzando Azmoun quando gli è stato chiesto se potesse giocare già stasera. In realtà però, dopo il primo allenamento parzialmente svolto in gruppo a Trigoria, dovrà pazientare almeno altre due settimane prima del debutto italiano.
Sarà una sosta lunghissima per la Roma: 16 giorni da oggi alla ripresa contro l’Empoli. E’ evidente dunque che un’altra sconfitta, oltre a generare un doloroso -8 dalla vetta dopo appena tre giornate, lascerebbe qualche strascico antipatico all’interno della squadra. Pertanto Mourinho, all’esordio stagionale in panchina dopo le due giornate di squalifica ereditate dallo scorso campionato, potrebbe ragionare su una formazione più accorta per recuperare l’equilibrio perduto: quattro gol subiti da Salernitana e Verona sono un dato imperdonabile, tanto più perché derivati da errori difensivi grossolani.
Se così fosse, il sostituto tattico di Dybala non sarebbe El Shaarawy ma Pellegrini che ha smaltito l’affaticamento muscolare e può giocare. Dal 3-5-2 la Roma passerebbe così al 3-5-1-1 o addirittura al vecchio 3-4-2-1 con un centrocampista in più rispetto a Verona, cioè Aouar, con la conferma di Paredes e Cristante. Belotti sarebbe l’unico attaccante, almeno per cominciare, perché poi Lukaku e lo stesso El Shaarawy potrebbero fornire un supporto offensivo prezioso nel secondo tempo.
Per risolvere uno dei classici problemi delle difese che affrontano il Milan, invece, Mourinho sta studiando la mossa Celik. Fin qui il terzino turco non è mai stato impiegato ma nella scorsa stagione, sia all’andata che al ritorno, giocò due ottime partite contro Leao, conosciuto come compagno ai tempi del Lilla. All’Olimpico fu lui anche a creare l’assist per il provvisorio vantaggio di Abraham. Considerando che Kristensen e Karsdorp non hanno incantato nelle prime esibizioni, stavolta il casting per la fascia destra potrebbe premiare Celik. Con Cristante che, da mezzala o da mediano, rinforzerebbe la zona allargandosi ove fosse necessario contenere la spinta di Theo Hernandez. E Mancini, acciaccato ma disponibile, a difendere come sempre su quel lato.
La speranza dei tifosie dei Friedkin (ieri a Venezia per il loro film “Ferrari”) è che due pilastri del gruppo che vinse la Conference sappiano ritrovare un buon rendimento: Rui Patricio e Smalling sono stati fin qui le principali delusioni della Roma. Il primo ha regalato l’1-0 al Verona e in generale non ha mai dato una sensazione di grande sicurezza. Pensate: la Roma è la squadra che nei primi cinque campionati europei ha la percentuale più alta di reti subite rispetto ai tiri incassati:50% (4 su 8). Colpa anche di Smalling che invece si è fatto saltare due volte come un birillo in due partite, prima da Candreva e poi da Ngonge. Sono venuti altrettanti gol. Contro Giroud servirà il vero Chris per evitare nuovi guai.