Babbo Natale è stato benevolo con i romanisti. Sotto l’albero, hanno trovato sette punti in tre partite, due vittorie consecutive, una squadra finalmente bella e pratica, una classifica meno deprimente, la prospettiva di un futuro esaltante. La Befana in arrivo dagli Stati Uniti si adeguerà. Dalla calza spunterà James Pallotta. In tempo per celebrare la fine delle feste, la ripresa dei lavori e, soprattutto, l’inizio della fase due del progetto americano. Sbarcherà a Roma nella settimana che porterà alla sfida casalinga con il Chievo. Pallotta è già annunciato all’Olimpico e a Trigoria.
Padrone di casa Due esordi dal forte valore simbolico, in particolare la visita al centro sportivo: in assenza di DiBenedetto, presidente appena depotenziato e ancora senza stipendio, per Pallotta sarà come sistemarsi nella nuova casa, la sua. Da quando è riuscito a piazzare due uomini di fiducia — Mark Pannes e Brian Klein — nel consiglio di amministrazione, Pallotta è a tutti gli effetti l’uomo forte del consorzio statunitense che ha in mano il pacchetto di maggioranza della Roma. Qualche giorno fa, in un’intervista al New York Times, ha annunciato le sue intenzioni. «Costruire un modello di business che consenta al club di avere i mezzi per competere ai livelli più alti». Belle intenzioni, da gennaio si attendono i fatti: e proprio per questo Pallotta ha messo a disposizione della Roma uomini e risorse del suo fondo di investimenti Raptor. Nel periodo che trascorrerà nella capitale, una settimana, Pallotta incontrerà anche i soci di UniCredit, per gettare le basi del prossimo aumento di capitale e discutere dell’ingresso di partner asiatici nel pacchetto azionario del club.
Padrone del suo destino I tifosi della Roma sperano che con Pallotta — che ormai tutti considerano l’uomo della provvidenza — la Befana porti pure il nuovo contratto di Daniele De Rossi. Ma forse è chiedere troppo. Non sarà colpa di Pallotta — lui è abituato a trattare con i divi dell’Nba — se la telenovela proseguirà con nuove puntate. Almeno finché il protagonista non capirà dove vuole vivere da grande. Se è vero che la Roma e il giocatore hanno trovato una bozza di accordo economico — quinquennale con ingaggio a salire e stipendio medio da sei milioni —, non resta che convincere De Rossi che il progetto americano, bello, interessante, nuovo, sia pure vincente, e possibilmente nei prossimi mesi, non nella prossima vita. Quindi che valga la pena rinunciare alle sterline del City e all’attrazione del binomio Real-Mou. Franco Baldini, al suo insediamento a Trigoria, si era dato due settimane di tempo per portare a casa la firma. Sono passati più di due mesi. E pure Totti è sceso in campo alla vigilia di Natale — «Daniele, firma o firma!») — ma non si sa ancora con quali esiti. Lui l’ultima volta che ne ha parlato è stato glaciale, prima della cena di Natale della squadra. «Non voglio rovinare l’atmosfera…». Non ci resta che Pallotta.
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano