La Stampa (R.Condio) – L’accordo sullo stadio che ne cambierà la storia, il passaggio agli ottavi di Europa League e 4 successi su 4 in campionato. Febbraio è stato il mese perfetto per la Roma. Lo ha coronato ieri sera con il capolavoro di San Siro: il 3-1 avviato da due perle di Nainggolan sull’Inter reduce da un filotto di otto vittorie casalinghe non servirà a scalfire le certezze tricolori della Juve, ma vale come minimo un’ipoteca serissima sul secondo posto. È l’ottavo en plein nelle ultime nove giornate, di gran lunga il più pesante perché lontani dall’inviolabile Olimpico i giallorossi avevano spesso toppato (cinque ko e due pareggi), superando a pieni voti un test di livello soltanto in ottobre a Napoli. Ed è proprio contro Sarri che sabato Spalletti potrà blindare il pass diretto per la Champions.
RIVALE ELIMINATA – Intanto, ieri ha vinto con autorità assoluta, eliminando una rivale che peraltro già sette giorni prima contro il Bologna aveva mostrato segni di flessione. Inter malmessa e giù di tono. S’è molto lamentata con Tagliavento, ma l’unico vero errore dell’arbitro è stato il rigore negato sullo 0-2 a Eder per fallo di Strootman. E così, dopo tanta rincorsa, scivola al 6° posto, con un solo punto sul Milan, proprio nella settimana che consegnerà finalmente anche i rossoneri ai cinesi. Quelli dell’Inter ieri hanno segnato il territorio. C’era il vertice di Suning in tribuna ma questa volta gli Zhang non hanno portato bene. In campo, invece, c’era di nuovo Icardi con la fascia. Ha scontato la doppia squalifica del post-Juve e la squadra ha vinto lo stesso. È lui, piuttosto, che aveva bisogno di un rilancio. Ha segnato il gol dell’1-2 che ha acceso la speranza per appena 4’, ma prima aveva combinato zero. Quanta differenza con Dzeko, lui sì nel bel mezzo di un periodo d’oro. Comanda la classifica cannonieri, non ha segnato dopo cinque partite consecutive ma è stato un fattore. Spalletti gli aveva risparmiato il giovedì di Europa League per averlo fresco a San Siro: ottima scelta.
FATTORE DZEKO – Il bosniaco e l’argentino sono i terminali di due squadre schierate a specchio e pure il metro che misura l’efficacia dei 3-4-2-1. Dzeko è una presenza importante, fa da boa, da uomo assist e impegna pure Handanovic; Icardi sciupa una grande chance già al 4’ e fino al gol è trasparente. È subito bella, la sfida. Due occasioni per parte nei primi 13’, ma è la Roma a sfruttarne una con un gran tiro a giro di Nainggolan, alla quarta partita consecutiva con gol. Strootman e soprattutto De Rossi sono a lungo padroni assoluti a centrocampo; Fazio dietro è insuperabile. I giallorossi, in generale, arrivano sempre primi sul pallone. L’Inter ha molti più uomini votati all’offesa ma il mix non funziona. Candreva e Perisic partono bassi e non incidono, il rientrante Brozovic e Joao Mario impiegano mezzora abbondante prima di carburare e lasciano troppo solo Icardi. Cominciano a incidere solo quando la Roma perde il ritmo incalzante dell’avvio e De Rossi cala. Spalletti ha solo quattro uomini che hanno giocato dal 1’ col Villarreal, ma comincia a soffrire. A cavallo dell’intervallo ci provano Brozovic, Candreva e Perisic e il pari sembra nell’aria quando torna sulla ribalta il guerriero Ninja. C’è il dubbio di una spinta in partenza sul tenero Gagliardini, ma il raddoppio con gran destro dopo galoppata solitaria di 60 metri è una meraviglia. L’ingresso di Eder, Gabigol e Banega scalfisce appena la Roma. Segna Icardi, dimenticato da Rudiger, ma 4’ dopo ristabilisce le distanze Perotti su rigore sacrosanto. E l’Inter saluta il sogno Champions.