Lo stadio nuovo non ancora. Il gioco, a tratti: il tique taca barcelonista è ancora in costruzione. I risultati, altalenanti: stare sopra Inter e Milan, quest’anno, è un giochino, non un’impresa. Una — se tifosa romanista da decadi e generazioni — dice: ok, la curiosità c’è, l’allenatore con esse sibilata che fa tanto chic anche, la ricca cantera piena di ragazzini di belle speranze pure. Ma basterà per far durare l’entusiasmo in una stagione ansiogena, nemmeno nobilitata da qualche trasferta esotica (in Europa League ti toccano ridenti località ucraine a dicembre, assolate cittadine della Turchia interna a settembre) forse triste insomma, solitaria e speriamo non final?
È presto detto, e in cuor loro le amiche giallorosse se ne sono accorte da settimane: noi e solo noi — in Italia, ma forse anche in Europa e, perché no, nel mondo — possiamo fregiarci del titolo di tifose della squadra più ricca di belloni che sia dato ricordare.
Tra nuovi acquisti, conferme e mancate cessioni abbiamo una galleria di esemplari maschi in grado di soddisfare il palato di ogni categoria di appassionate (calciofile e no). Maarten Stekelenburg, portierone dalla mascella virile, perfetto per signore dai 30 in su e gradito alle più agées, specie dei quartieri alti. Simon Kjaer, montagna di muscoli e tatuaggi curiosamente associati a un faccino d’angelo di perfezione nordica, ottimo per appassionare il target 16-25 anni, solitamente esigente. Gabriel Heinze, riuscito mix di colori teutonici e grinta da ballerino di tango di Baires. Marco Cassetti, con quell’aria da simpatico mascalzone che ne ha viste tante e che tante (giallorosse) sarebbero disponibili a vederne ancora assieme a lui.
Passiamo al centrocampo? Ecco Daniele De Rossi, che avremo pure visto crescere, ma che è cresciuto bene, ideale per donne alla ricerca della complicazione da emozioni forti. Fernando Gago, grazioso e ben educato, per amanti del cinema con dopocena. E veniamo al ricchissimo attacco, che Luis Enrique ce lo protegga e Sabatini ce lo serbi. Francesco Totti, vabbè, che non si commenta ma si onora (o si sposa, ma solo se ci si chiama Ilary). Bojan Krkic: personalmente mi viene voglia di portargli maternamente il bicchiere di latte e rimboccargli le lenzuola prima della nanna, ma ci permetterà di annettere alle nostre legioni di tifose una miriade di under 15 della penisola, a partire da mia figlia seienne che già pretende la sua maglia. Erik Lamela, finto angelo, va bene per le sorelle maggiori. E chiudiamo con i fuochi d’artificio: Marco Borriello, tecnicamente parlando (e per testimonianza della sua ex Belen) è “il più bel calciatore del mondo”. Senza difetti, alla soglia dei 30, è adatto ad un pubblico universale.
Infine, Daniel Pablo Osvaldo, la grande sorpresa: colpevolmente trascurato nella sua prima esperienza italiana e lasciato partire dalle colleghe spagnole, l’italo-argentino approdato grazie a tre sublimi smitragliate perfino in Nazionale, nelle sue ancora poche ma scenograficamente impeccabili apparizioni in campo ha già provocato parecchi scompensi cardiaci non solo durante l’esultanza per il gol, ma anche nelle inquadrature che lo mostravano impegnato nella sistemazione dello chignon.
Va bene, non è con queste doti che si riempie uno stadio. Ma, male che vada, ci pensino quelli del marketing: si può affittare una mega discoteca. Ci mettiamo i tacchi e ci veniamo tutte.
CORRIERE DELLA SERA – P. DI CARO