Aeroporto di Ciampino, 16.30, James Pallotta ha concluso il suo blitz romano, lo aspetta un volo per Zurigo. Un ragazzo lo riconosce. «Forza Lazio», gli dice a bruciapelo. Lui non si scompone. «Ne parliamo tra due settimane, dopo il derby», lasciandolo di sasso. Passione ed efficienza, è il binomio che sta segnando i primi passi dell’era americana. James Pallotta, 53 anni da Boston, genitori italiani, tre grandi passioni: i soldi, il basket (è azionista dei Celtics), la Roma. È il gran capo del fondo d’investimenti Raptor, è il socio forte di Thomas DiBenedetto, di più: è la linfa vitale della nuova Roma.
Stadio, con o senza legge? Pallotta è passato da Roma per dedicarsi alla questione stadio. Quello del futuro, su cui la Roma ha deciso di accelerare, come testimoniano le sue parole. «Cercheremo di apportare tutte le migliorie del caso all’Olimpico, ma questo non rallenterà il processo per la costruzione del nuovo stadio di proprietà». Dove sorgerà? Qualche giorno fa, DiBenedetto ha incontrato il costruttore Luca Parnasi, che gli ha messo a disposizione l’area di Tor Di Valle. Proposta convincente, che ieri DiBenedetto, Pallotta e Joe Tacopina hanno sottoposto all’attenzione di Antonio Lucarelli, capo segreteria del sindaco Alemanno. La Roma, poi, ha chiesto lumi sulla legge stadi al sottosegretario allo Sport Rocco Crimi, in un incontro a Palazzo Chigi cui hanno partecipato DiBenedetto, il vicepresidente Roberto Cappelli e il consigliere UniCredit Paolo Fiorentino. La Roma aspetterà che la legge si sblocchi, ma non in eterno. Nel frattempo, converrà sfruttare meglio l’Olimpico. La giornata si è conclusa al Coni con un altro incontro, stavolta con l’a.d. Claudio Fenucci, l’altro vicepresidente Tacopina e i manager Usa. Allo studio l’ampliamento dell’area ospitalità e la possibilità di trasmettere dai tabelloni gli highlights delle altre partite e le immagini dello spogliatoio, come davanti alla tv.
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano
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