Il Corriere della Sera (G. Piacentini) – Il giorno dopo a Trigoria, dove c’è la società al completo a partire dai Friedkin, il clima non è da tutti contro tutti come altre volte è accaduto. Nonostante la bufera – che pure c’è, esiste – la Roma sembra un corpo unito. Compatto.

La Roma ha avuto finora 14 infortuni, non ha un gioco definito, si ritrova in zona retrocessione, è senza idee e le scelte di Genova, con Cristante centrale nella difesa a 4 e una squadra con tutte le punte in campo (Belotti ala) che neanche il peggior Carlos Bianchi, sono tutte spie di una situazione non facile.

Le persone più importanti del gruppo sono in scadenza: il gm Pinto, Mourinho e Lukaku. Poi c’è Dybala che non scade ma ha una via d’uscita a soli 12 milioni. Vederlo così immalinconito, proprio adesso che fisicamente sta bene, e senza ritmo fa riflettere. Fuori dal campo i blocchi sono chiari: basti pensare che giovedì sera le mogli di Pellegrini, Mancini, Cristante, Spinazzola e Belotti erano tutte insieme a vedere la partita. In campo, però, non sembrano esserci divisioni. Peccato che nessuno sappia dimostrare questa presunta unità. E che dalla proprietà arrivi un input chiarissimo: tornare nell’Europa che conta è l’obiettivo minimo.