Corriere dello Sport (J. Aliprandi) – Il destino dà, il destino toglie. E può essere veramente beffardo. Di sicuro lo è stato con Gianluca Mancini, eroe della doppia sfida contro il Milan e giovedì sfortunato protagonista di un autogol che lo ha coinvolto indirettamente nelle battute finali dell’episodio che ha condannato la Roma. Un puro caso che ci fosse lui davanti alla porta dopo l’uscita a vuoto di Svilar, un malaugurato caso se consideriamo anche l’autorete arrivata anche nella finale di Budapest un anno fa. Niente poteva in quel frangente, niente ha potuto fare giovedì se non cadere a terra in quel momento e prendersi quei pochi secondi per disperarsi, salvo poi rialzarsi e tornare il solito guerriero di sempre.
I romanisti sono con lui, nessuno (o pochi) lo ha colpevolizzato, qualcuno addirittura sui social ha proposto di farlo capitano nella gara contro l’Atalanta (la sua ex squadra) proprio per fargli sentire l’affetto della squadra e dei tifosi. Una stagione da leader assoluto, nonostante la lotta contro la pubalgia, tra i suoi compiti difensivi e quei sette gol tanto pesanti in Europa quanto in campionato. L’ultimo in Serie A ha deciso il derby e ha permesso di lottare ancora per la Champions.
I tifosi hanno mostrato vicinanza a “Mancio” e la moglie Elisa Baggiani sui social ha ringraziato i romanisti: “Non è mai scontato entrare nel cuore di una tifoseria, soprattutto per ragazzi che appartengono a generazioni per forza di cose lontane dal calcio di una volta e figli della loro epoca. Eppure Gianluca ci è riuscito. La chiamano empatia, quelli bravi. lo preferisco chiamarla Romanismo. Perché è quello che a Gianluca ormai scorre nelle vene. Perché Gianluca è tra le più straordinarie dimostrazioni che non necessariamente debba essere Romano e Romanista solamente chi a Roma nasce, ma soprattutto chi da Romano e Romanista vive. E l’immenso orgoglio, il simbiotico senso di appartenenza, l’osmosi che ormai lega Gianluca a noi Romanisti, e’ un’emozione rara, un privilegio raro e uno smisurato orgoglio che mai e poi mai potrà essere intaccato o minimamente scalfito da un autogol. Perché è proprio dalle cadute, che ci si rialza trovando la forza per ripartire”.
Parole emozionanti che si legano anche a quelle di Mancini che ha evidenziato quanto il gruppo abbia dato il massimo: “Finisce un altro percorso in Europa pieno di emozioni, notti indimenticabili, battaglie a testa alta. Tutti insieme, in campo e fuori. Salutiamo l’Europa con amarezza e consapevolezza di aver dato l’anima per questi colori, con la testa già ai prossimi impegni e pronti a ritornare presto, da grande gruppo. Da famiglia. Da Roma”.