Due interventi, recentissimi, di Walter Sabatini sono stati utili per capire che cosa non va nella Roma di Luis Enrique. Il ds giallorosso, senza entrare nella sfera tattica, si è soffermato sulle lacune dell’organico. «Ho sbagliato io a non prendere un difensore durante il mercato di gennaio»; «Centrali difensivi di primo piano in Italia e nel mondo ce ne sono pochi. E chi li ha, non li cede». Con sincerità ha confessato un errore del passato e al tempo stesso una preoccupazione per il futuro. Cioè di non essere intervenuto ad inizio 2012, anche per sostituire in rosa l’infortunato Burdisso, e di non avere la certezza di trovare il titolare per la prossima stagione. Perché lì dietro la squadra giallorossa andrà rifondata. Sui lati e in mezzo. Innesti come Josè Angel, già a Trigoria, o come il baby Dodò, in arrivo, vanno benissimo. Ma servono almeno un paio di giocatori svezzati e quindi pronti. Un terzino e un centrale. Di età tra i 25 e i 28 anni. La difesa è insomma il problema più urgente. «Io voglio attaccanti che difendano e difensori che attacchino». Luis Enrique usa spesso questo ritornello. In pubblico, davanti alle telecamere, e anche in privato, di fronte ai dirigenti. Perché l’atteggiamento in campo, per l’asturiano, è fondamentale.
La Roma se non si comporta da squadra diventa fragile, se non fa pressing e se non è compatta rischia tanto in virtù dell’impostazione offensiva che la caratterizza. Ma è anche vero che spesso sono stati gli interpreti a sbagliare. I dati, nelle 30 giornate del torneo, inchiodano il reparto arretrato e di conseguenza i singoli. Per dare un senso alla volata per la zona Champions vanno migliorati. Perché i giallorossi hanno già incassato 37 reti. Come la Lazio. Tra le prime sei nessuna ha fatto peggio delle due romane. Per fare un esempio, la Juve ne ha presi 17. Dunque, 20 in meno. Ma, restando alle statistiche, fa un certo effetto vedere che, con i due gol del Novara di domenica scorsa, la Roma ha subito 36 delle 37 reti in area di rigore. Come percentuale, 97 per cento, è ultima della serie A. E ultima tra le sei di testa per il numero dei gol presi nei sedici metri: la Juve 12, il Milan 20, la Lazio 33, il Napoli 31 e l’Udinese 24. Sta a significare che, davanti a Stekelenburg, il livello di attenzione è minimo, da parte dei difensori, e che in assoluto la fase di non possesso palla, da parte del resto della squadra, è scadente.
A confermare le gaffe individuali, la lista delle espulsioni: 5 su 8, in campionato, hanno riguardato i difensori. Stekelelenburg contro la Lazio (gara di ritorno), Cassetti contro l’Atalanta, José Angel contro il Cagliari, Juan contro la Fiorentina e Kjaer nel derby (andata). In tre casi su cinque, anche rigore per gli avversari Sono 12, invece, le reti subite da palle inattive. Non è una cifra esagerata: perché 6 sono state prese su rigore e le altrei 6 non tutte direttamente da fermo (magari con un breve passaggio da corner o punizione).
Il Messaggero – Ugo Trani