Luis Enrique, prima dell’allenamento e davanti ai suoi collaboratori, parla per quindici minuti con i giocatori, Walter Sabatini, dopo la seduta di lavoro, fa una breve chiacchierata con lo staff tecnico, e Franco Baldini, al telefono, fa sentire la presenza del club all’allenatore asturiano.
Il dopo derby vive soprattutto di parole. C’è da confrontarsi all’interno della Roma, perché all’Olimpico, dopo la gara, si era affacciato solo l’ad Claudio Fenucci. Il presidente DiBenedetto è già ripartito e prima della sfida con la Lazio non era passato da Trigoria, presentandosi direttamente allo stadio. Ma la nuova proprietà ha inviato messaggi inequivocabili. E’ il momento di far gruppo, di chiarirsi e di spiegarsi. Di capire che cosa ancora non funziona, che cosa bisogna migliorare e quali atteggiamenti tenere. Il coinvolgimento deve essere totale: dirigenti, tecnico e calciatori. Per ripartire subito, domenica contro il Palermo. «Dobbiamo insistere con le nostre idee». E’ la sintesi del discorso di Luis Enrique negli spogliatoi. «In ogni partita, a prescindere dal risultato finale, bisogna dimostrare di essere squadra, con un’impronta precisa, giocare il nostro calcio. Nel derby mi è piaciuto il comportamento quando eravamo in dieci. Ho visto cuore, passione e voglia». Fa un distinguo tra i due tempi, rimproverando il gruppo per il poco possesso palla. «Nel primo, ottenuto il vantaggio, abbiamo lasciato troppo campo alla Lazio. Dovevamo, invece, mantenere l’iniziativa». Fa anche una sorta di mea culpa. «Probabilmente io devo farmi capire meglio da voi». Incassata la sconfitta, chiede la reazione. «Siamo delusi, ma non dobbiamo demoralizzarci. Se ci sacrifichiamo, proseguendo su questa strada, arriveranno i risultati. Bisogna essere, però, convinti di quanto stiamo facendo».
Luis Enrique, insomma, dà forza al suo progetto davanti al gruppo. Ma la classifica, nonostante l’equilibrio in questo avvio di campionato, non è soddisfacente. Anche perché più della metà degli acquisti dell’ultimo mercato è ancora da scoprire. Nel senso che non ha rispettato le aspettative. Contando gli undici rinforzi, e lasciando fuori Nego che sta con la Primavera, certezze vengono solo da cinque calciatori: Heinze, per il rendimento e la personalità, Osvaldo, per i quattro gol nelle ultime quattro partite e per il carattere mostrato nel derby, Pjanic, per la qualità nelle giocate e la disponibilità tattica, Borini, per la spavalderia e il sacrificio, e Gago, per il carattere e la lucidità. Dirigenti e staff tecnico si attendevano, invece, qualcosa di più da Kjaer, Josè Angel, Bojan e Stekelenburg. Il più deludente è il danese: dopo la prestazione chic di san Siro contro l’Inter, ha collezionato errori in serie, complici i cali di attenzione. Anche il terzino spagnolo, dopo un precampionato decente, si è perso all’inizio del torneo: da quel rosso preso contro il Cagliari, un minuto dopo il regalo difensivo per il vantaggio siglato da Conti, ha meno fiducia in se stesso. Anche il centravanti arrivato dal Barça è troppo altalenante e non riesce a imporre la tecnica e la determinazione che in Catalogna gli hanno sempre riconosciuto. Il portiere ha commesso qualche errore, il più grave a Bratislava, quando ha regalato il successo e (probabilmente) la qualificazione allo Slovan: l’olandese, appena rientrato dopo il colpo proibito di Lucio, finora non è apparso sicuro, forse perché ancora non riesce a comunicare come vorrebbe con i compagni. Resta Lamela: in panchina per la prima volta proprio nel derby, si augura di debuttare con il Palermo. Magari entrando in corsa. Nessuno dei nuovi è da bocciare: poche le otto partite ufficiali per tirare le somme. Nel dibattito sulla Roma, scontato per i risultati non all’altezza degli investimenti (l’eliminazione dall’Europa League già ai preliminari non può essere dimenticata), entra pure Luis Enrique. Che ha ottenuto il meglio quando ha fatto scelte lineari e semplici, partite contro il Parma e l’Atalanta. Il compito di Baldini, oggi il suo insediamento a Trigoria, è di spiegare quotidianamente il nostro campionato e la Roma all’allenatore di Gijon. Anche per accelerare i tempi della ricostruzione tecnico-tattica.
L’ecografia di ieri, intanto, ha confermato che Totti sta meglio: tra oggi e domani il capitano tornerà a correre in campo, ma il rientro è previsto, se tutto andrà bene, con il Milan. Rosi sino a venerdì non si allenerà: dalla risonanza è chiaro il trauma distorsivo alla caviglia. Recupero complicato, come quelli di Cicinho e Lobont: anche per loro un’ecografia. Come per Heinze che ha solo una contusione e domani dovrebbe riprendere a lavorare con il gruppo. Ma Juan, stavolta, dovrebbe essere pronto.
Il Messaggero – Ugo Trani