Il Messaggero – Luci e ombre. Un po’ il filo conduttore di quest’estate. Ad una settimana dal debutto di Cagliari, la Roma è ancora un cantiere aperto. I giallorossi salutano l’Inghilterra pareggiando 1-1 con l’Everton. La Roma di ieri è durata un tempo. Quello schierato da De Rossi è stato un 4-3-3 atipico perché Cristante, vertice basso ha giocato praticamente davanti ai due centrali, a volte impostando anche sulla stessa linea di Mancini N’Dicka, con le due mezzali alte, all’altezza delle due ali, più Dovbyk. Questo ha permesso in fase di possesso di attaccare almeno con 5 uomini e in quella difensiva di ripiegare sul 4-4-2.

Dovbyk ha bisogno di giocare e trovare la migliore intesa con i compagni. Regala certamente profondità ma al momento l’intesa è tutta da costruire. Ci vuole tempo, c’è poco da fare. Anche perché l’ucraino, almeno per quello che si è visto negli allenamenti, ama essere servito con palloni morbidi sul secondo palo. A destra Soulé ha impiegato una mezz’oretta a entrare in partita. Poi da una sua invenzione è nato il gol di Pellegrini. Ecco, se proprio un appunto bisogna fare, è che l’argentino deve giocare più palloni possibili. Anche perché se Dybala viene impiegato negli ultimi 15 minuti (decisione singolare che alimenta i rumors sull’Arabia), tocca a Matias inventare qualcosa. Le note positive arrivano da Pellegrini Le Fée, bravi a regalare fluidità alla manovra