Corriere Dello Sport (R.Maida) – Lo spazio di un derby tra il sogno di una finale e l’incubo di uno smacco. Oggi Roma e Lazio giocano in campionato, perseguendo i rispettivi obiettivi che possono dare un senso alla loro stagione, ma a 72 ore di distanza quasi tutte le risorse nervose sono proiettate sul secondo round, o secondo tempo se preferite usare l’espressione di Spalletti, della Coppa Italia. Fiducia e serenità, questo cercano i due allenatori e le due squadre in genere per non lasciarsi divorare dalla tensione, che in certe serate gioca brutti scherzi. Inzaghi confida ovviamente nel vantaggio maturato all’andata anche in termini di saldezza morale del suo gruppo mentre la Roma spera che i due precedenti utili della propria storia (Roma-Dundee in Coppa Campioni, Roma-Genoa sempre in Coppa Italia) possano valere più della statistica che quasi sempre l’ha punita dopo uno 0-2 di partenza. Mancano tre giorni, con l’intermezzo scacciapensieri di Empoli e Sassuolo, alla partita che tutto decide: il senso di una stagione, le strategie future, le speranze di arricchire le bacheche. Vediamo come stanno vivendo a Trigoria e Formello la marcia verso le 20.45 di martedì, quando la gioia del derby prenderà il sopravvento sulla paura eccitata da un Olimpico finalmente pieno.
NON C’E’ IL RITIRO: “NORMALITA'” – E’ una partita. Importante, decisiva anzi, ma sempre un duello sportivo. Per questo Luciano Spalletti è orientato a trasmettere un senso di normalità alla squadra nell’avvicinamento al derby che può significare l’addio alla Coppa Italia oppure una storica rimonta da sistemare nell’hard disk dei ricordi più belli.
ATTESA – Sa bene che Roma-Lazio può spostare ogni valutazione, ogni tensione, ogni consuntivo sul suo operato, in un periodo di grandi cambiamenti per la società. Ma soltanto a cose fatte Spalletti accetterà di dedicarsi all’analisi di ciò che è stato compiuto. Prima, ricorderà ai giocatori che la sua Roma possiede le credenziali per vincere 3-0 (o 5-1, come auspicato da Sabatini) e che il derby d’andata è stato solo il primo tempo della semifinale.
SERENITA’ – Niente ritiro obbligatorio, allora, come sempre prima delle partite in casa. A meno che non siano loro, quelli che devono andare in campo, a chiedere di restare uniti la sera prima della partita più sentita dalla gente. Niente stravolgimenti tattici o atletici, nonostante la lezione subita un mese fa dalla Lazio di Inzaghi. Spalletti è pienamente convinto che la superiorità tecnica complessiva della Roma possa annullare lo svantaggio di 0-2, sulla scorta dell’esempio sfortunato del Lione, quando in fondo la rimonta è stata fallita per pochi centimetri.
IL PROGRAMMA – Oggi però chiederà uno sforzo di concentrazione ai suoi per battere l’Empoli perché in termini aziendali il secondo posto, e quindi l’accesso diretto alla Champions League, vale molto di più della Coppa Italia, che è una medaglia al prestigio e non al bilancio. Sulla scorta dell’esperienza del girone d’andata al Castellani, quando la Roma gettò al vento due punti molto preziosi, Spalletti pretende una vittoria che possa dare continuità alla serie cominciata tra Palermo e Sassuolo e aprire nel modo più virtuoso il ciclo di partite di campionato che ad aprile porterà a incrociare altri avversari abbordabili, tipo Bologna e Pescara con l’Atalanta di mezzo all’Olimpico, prima del quarto derby stagionale che si giocherà a fine mese.
ADRENALINA – Spalletti ormai conosce alla perfezione gli umori della città ma non ha perso la speranza di controllarli. Un po’ di emozione, magari osservando la Curva Sud piena martedì, magari l’avvertirà ma cercherà di affrontarla con la grinta glaciale di Strootman o il sorriso di Salah: è solo una partita, dai.