Se il derby è storicamente una partita diversa dalle altre quella in programma domenica prossima alle ore 15 allo stadio Olimpico lo è ancora di più. In palio c’è l’onore cittadino ma anche le posizioni importanti della classifica.
ROMA Solida dietro debole davanti
L’ultima Roma, quella che si è portata a un solo punto dalla Juventus capolista, segna poco e poco fa segnare. Due gol all’attivo e zero al passivo, nelle tre partite a cavallo tra il vecchio e nuovo anno. In realtà, la squadra di Rudi Garcia continua a produrre un buon numero di occasioni, solo che recentemente molte non le sfrutta. Segno che c’è bisogno di qualcuno che abbia grande confidenza con il gol, «ma è meglio avere cinque giocatori da cinque reti che uno da venticinque», il dogma del francese. Che, senza gli africani Keita e Gervinho, ha ritrovato Strootman e (in parte) Iturbe. Con l’olandese la squadra non soltanto (grazie anche a Holebas) ha (ri)cominciato ad attaccare a sinistra ma ha ripreso a manovrare il pallone a centrocampo come accadeva nella passata stagione. Kevin a Udine è stato colui che ha recuperato il maggior numero di palloni, 13, mentre Pjanic ha azzeccato il maggior numero di passaggi, 72 (Strootman 66). Del dominio del pallone a centrocampo si è avvantaggiato pure De Rossi, lucido e efficace nell’interdizione. E domenica Rudi avrà di nuovo a disposizione Nainggolan, tenuto in panchina al Friuli perché diffidato. Quattro uomini per tre maglie.
Ma Garcia, a sorpresa, potrebbe proporre volti nuovi in attacco, al di là delle condizioni di Ljajic, per far male alla Lazio sulle corsie esterne. Il tutto sapendo che la squadra di Pioli brilla sugli esterni offensivi, ma la rinuncia a uno tra gli Maicon e Holebas – attaccanti per natura – appare al momento improbabile.
LAZIO Quando la virtù sta nel mezzo
Un fiore che nonostante il freddo sta sbocciando. E’ azzurro intenso il momento della Lazio. Terzo posto in classifica e tanti applausi per una squadra che sta stupendo tutti. I biancocelesti pian piano stanno acquisendo carattere ma soprattutto gioco: niente più minestre riscaldate, ma piatti gustosi. La Lazio gioca a calcio e si diverte. Funziona benissimo il centrocampo. Il volante è nelle mani di un Biglia sontuoso, l’acceleratore lo preme forte Anderson: corsa, dribbling, gol e assist. Otto degli ultimi 9 gol sono arrivati grazie a lui. Senza dimenticare Candreva e Mauri, la frizione che permette scalate e sprint. La mediana è l’arma letale del tecnico di Parma: ben 20 reti sulle 31 totali. L’infortunio di Lulic, l’eroe del 26 maggio, è una grossa tegola perché le incursioni del bosniaco avrebbero potuto creare non pochi problemi al centrocampo della Roma. In avanti Djordjevic e Klose sembrano aver trovato la giusta alternanza. Ma è solo tutto rose e fiori. La difesa è il tallone d’Achille. Statistiche alla mano i biancocelesti sono la squadra che ha subito meno tiri in porta di tutta la serie A, ma i gol incassati parlano chiaro, 19 in 17 giornate. Unica scusante i tanti infortuni in serie che hanno penalizzato il reparto. Su tutti quello di Gentiletti. Fragilità anche nella testa. Troppo spesso la Lazio è inciampata nel momento decisivo: basti pensare al ko di Empoli o ai pareggi di Verona. Inoltre la banda Pioli non ha ancora battuto una big. Ultima nota sul mercato. La dirigenza ancora una volta mostra limiti quando deve chiudere con anticipo una operazione. Serviva un centrale il più in fretta possibile. A Formello non si è ancora visto nessuno.
Il Messaggero – M. Ferretti/E. Bernardini