Pagine Romaniste (R. Gentili) – “Sognavo questa Roma e Roma c’è”. La città eterna si colora di giallorosso. L’andata era la prova, il test, oggi la squadra di Mourinho ha gettato tre giganti strisce giallorosse per i rioni, i quartieri e nella città. La Roma fa suo il derby. Senza storie. Perché a fine primo tempo la Lazio è già sotto 3-0. In svantaggio i biancocelesti si ritrovano appena entrano in campo. Il corner di Pellegrini è diretto in porta, la traversa lo mette sul ginocchio di Abraham (1’).
Tammy – ora a 23 firme romaniste, -1 da Volk – trasforma poi in raddoppio il succulento assist di Karsdorp, ripetendo così la coppia che ha regalato i quarti di Conference giovedì. Siamo al 20’, la Roma non demorde e continua ad entrare con forza nella metà campo laziale. Nella cui porta arriva un getto potente e al contempo di rara bellezza di Pellegrini (41’). Più di sofferenza la ripresa, mai però la Roma va in sofferenza vera. Arriva la vittoria nel derby, arrivano i tre punti che portano – aspettando l’Atalanta nel posticipo – al quinto posto con 51 punti, -8 dalla Juve.
Una Roma perfetta. In ogni aspetto e in ogni reparto. Pochi i sussulti cui Rui Patricio deve far fronte, anche per merito di una difesa granitica, combattiva ed attenta dal primo all’ultimo momento. Sulle fasce Karsdorp sfreccia e mette assist, Zalewski è più accorto e prezioso in egual misura. Cristante si diverte ad ampliare il raggio d’azione – che palla quella per Abraham nel secondo tempo – mentre Oliveira guarda le spalle con esperienza. Pellegrini e Mkhitaryan sprigionano qualità e classe, Abraham fa la storia a suon di gol.
LE PAGELLE
Rui Patricio 7 – Il tiro non angolatissimo ma potente di Luis Alberto al trentesimo è la sveglia in un primo tempo in cui ha avuto poco da fare. Rimane sul pezzo nella ripresa.
Mancini 7 – Tratta Pedro in maniera ruvida: l’ex non si scatena anche per merito suo. Aggredisce gli altri con fisico e sguardi fulminati. Non va mai in concreta difficoltà. Ammonito per essersi fatto giustizia da sé su Luis Alberto, che aveva colpito – probabilmente in maniera involontaria – Oliveira.
Smalling 7 – Al minimo spazio interviene la gambona di Chris. Efficace la copertura sul tiro di Immobile a fine primo tempo che avrebbe potuto creare problemi. Guida il reparto con convinzione e senza affanno.
Ibanez 7,5 – Un ballottaggio vinto. Come i contrasti. L’inesperienza di Zalewski lo porta a fargli da tutor. Lascia arzigogoli vari ed eventuali a casa, impugna bastone col quale lancia il più lontano possibile ogni minaccia.
Karsdorp 7,5 – L’assist per la qualificazione ai quarti lo ha rivitalizzato. E allora perché non metterne un altro? Due cross intercettati prima di servire, in un’azione partita con lui a terra, nuovamente Tammy – il feeling deve essere alimentato, promette bene – per la rete. Anticipi e carattere lo portano ad una lodevole gara.
Cristante 7,5 – Minuti di adattamento per scegliere gli spazi da abitare nella convivenza con Oliveira, poi è il solito perno essenziale. Dà più di una mano dietro, a Zalewski soprattutto. Suo il soggetto, e parte della sceneggiatura, del raddoppio. Danza ipnotizzando Luis Alberto e conclude l’azione fatta partire da lui stesso. Quel lancio di 40 metri per Abraham avrebbe meritato altra sorte.
Oliveira 7 – Di derby caldi, tra Porto e Paok, se ne intende. Quello capitolino lo impara a conoscere da subito. Il malloppo della contesa lo entusiasma. Le infilate offensive sono rare, maggiori e di certo più importanti le cuciture. (Dall’81’ Veretout sv).
Zalewski 7 – Quelle vissute fino ad ora erano interrogazioni, oggi ha avuto l’esame di maturità. E lo ha superato. Il primo quarto d’ora è impeccabile: risponde correttamente a tutte le domande, non all’imbeccata di Micki (25’) in cui paga inesperienza e poca freddezza. Sorpassi fermati, tanti, e lasciati passare, pochi, con Anderson. Applausi meritati all’uscita. (Dal 74′ Vina 6 – Spallate ed ordine).
Pellegrini 8,5 – Cosa vuoi che sia una faringite quando c’è il derby da giocare. Da vincere. Giovedì lo aveva debellato, sembrava dovesse lasciarlo a casa come gli è successo all’andata per squalifica ma non è così. Maglia da titolare, fascia al braccio e via a guidare la Roma. Cerca il gol già al primo angolo (e minuto) su bandierina: arriva il vantaggio di Tammy. La stessa qualità che ha impiegato nell’adornare il gioco la mette anche nella punizione di fine primo tempo. E tutto sotto gli occhi di Totti. (Dall’86’ Bove sv)
Mkhitaryan 8 – “Ruolo? Nessun problema, l’importante è giocare”. La pedina preziosa che rappresenta viene mossa da Mou lì in avanti, sulla trequarti. Parla con Pellegrini la lingua dei giocatori di classe: dialogando nel gergo riservato a pochi, in rosa e non, ricamano azioni di immensa eleganza. Arriva il vantaggio. Da solo attiva il raddoppio lasciando sul corridoio di Karsdorp l’invito. Nelle tasche gliene avanzano: uno lo dedica a Zalewski, un paio agli avversari.
Abraham 8,5 – La seconda presenza è quella buona. Fulmina con il gol all’inizio, rende esterrefatti con la mezza rovesciata del raddoppio. Viene a farsi valere anche in difesa, Mou gli dice di rimanere alto. Non lo ascolta. Recuperi con furbizia – abbinate al 15’ per rimediare ad un’impressione di Zalewski – per una gara totale. Nella ripresa sciupa il grande pallone arrivatogli da quaranta metri da Cristante.
Mourinho 8 – Il primo, come da tradizione personale, è andato agli avversari. Imparati i meccanismi, recupera terreno. Sorprende con la scelta di lasciare Zaniolo fuori. Ma sorprende soprattutto la facilità con cui la Roma fa proprio il derby. Con convinzione, carattere. E bel gioco. Aspetta che la Lazio venga a cercare palla in difesa per snocciolare il sapere tecnico.