Roma-Lazio 0-1, le pagelle: Ibanez, viaggio nel tempo. Zaniolo imbottigliato. Volpato e El Shaarawy fresh

Pagine Romaniste (R. Gentili) – Un equilibrio monotono, rotto da un lampo riflesso addosso. La Roma perde da sé il derby, rovina quanto di buono fatto e scivola dalla zona Champions. Chi è scivolato è Ibanez e la squadra con lui. Il difensore rivive il flashback del derby rovinato da un suo errore replicando. Felipe Anderson non perdona. La Lazio e Sarri mettono la freccia e raggiungono la destinazione che era a portata anche della Roma. I biancocelesti digitano il terzo piano del campionato con 27 punti: Atalanta con lo stesso bottino, squadra di Mourinho a due lunghezze di distanza in attesa di Juve (in caso raggiungerebbe la Roma) e l’Inter (un punto sotto).

Viene da discutere sulle decisioni di Mourinho. Con Volpato ed El Shaarawy il ritmo della partita è cambiato, come già successo. Andando per reparti, il solo che non incappa in insufficienze è Rui Patricio. Il portoghese poco poteva sul gol, ma tanto ha fatto sull’altro tiro, il solo, di Felipe. Smalling presente, ma entrando ed uscendo. Uscito, a fine primo tempo, l’ammonito Mancini che non ha comunque demeritato.

Cristante e Camara si appassiscono. L’italiano, soprattutto, rallenta nelle idee e nella precisione nel secondo tempo, quando porta tra l’altro la fascia lasciatagli da Pellegrini. Il capitano è uscito dopo quasi un’ora di gioco (52’) e una partita in cui si è reso più protagonista sui calci piazzati che in movimento. Zaniolo si è mosso, anche notevolmente. Incaponito nel togliersi di dosso le zavorre del gol in A all’Olimpico e al derby, sfiora la soluzione se non fosse per la traversa centrata con l’aiuto della deviazione di Marusic. Abraham non aggiunge nulla. Le frecce, Karsdorp e Zalewski, viaggiano a fari spenti.

LE PAGELLE

Rui Patricio 6,5 – Sfiora il tiro di Felipe, su cui fa ciò che è nelle sue possibilità. Per il resto, controlla i pochi e morbidi tiri. Non lo è quello del brasiliano nella parte finale su cui è attento, e un po’ scenografico.

Mancini 6 – La precoce ammonizione consegna alla Roma la versione elegante. Obbligatoriamente accorto, interviene sulle emorragie romaniste senza adoperare la consueta irruenza. Si scopre che sa fare anche altro. Dopo numerosi ciak andati a vuoto, trova col tempo le inquadrature giuste. (Dal 46’ Celik 5,5 – Poco sollecitato. Ed è meglio vista l’imprecisione mostrata).

Smalling 6 – Giovedì aveva mostrato di cedimento, palesati anche quest’oggi. Non da lui il passaggio, sotto pressione, per Rui. Regia e posizionamento talvolta ballerini, sbandiera la paletta “stop” a Felipe anche a centrocampo. Imposta la guida affidata all’esperienza ed è sereno.

Ibanez 4 – Tradisce squadra, tifosi e Mourinho, che fin qui lo aveva fatto giocare sempre quando era disponibile. In lui ritorna il flashback di due stagioni fa. Controlla indirizzando troppo in avanti il passaggio di Rui Patricio per cercare fortuna tra le vie centrali, sbarrate dall’ex Pedro ed invertite dal connazionale. Prima non era andato male. Ma il passato, davanti ad eventi del genere, conta poco e nulla.

Karsdorp 5 – Dona concessioni di cross e scorribande a Zaccagni, ne scrive una per Abraham che Zaniolo tramuta in occasione, spenta dalla traversa. Guarda all’orizzonte indicato dalla linea laterale di competenza senza luce e sbaglia numerosi accenni di azione. Esce con cenni, evidenti, di frustrazione e va subito negli spogliatoi. (Dal 63’ El Shaarawy 5,5 – Con i se con i ma si fa pochissimo. Sarebbe stato comunque interessante sfruttare il momento di forma dall’inizio. Messo in campo nella missione rimonta, infiamma con due accelerate che esauriscono il mini serbatoio).

Cristante 5,5 – Fatto riposare giovedì per prendere una boccata d’ossigeno, ne avrebbe ancora bisogno. Viene accerchiato non appena entra in possesso di palla. Tiene il campo e la palla, qualche volta anche troppo: azzarda passaggi anche quando le circostanze non lo suggeriscono. La fascia di capitano ereditata sembra pesare troppo e ne sbilancia, nella mente e nei piedi, le idee.

Camara 6 – Debutto da titolare nel derby, sembra quasi essere in possesso degli spoiler per gli anticipi che gli riescono. Prova ad abbellirli, escono schizzi confusi. (Dal 73’ Matic sv).

Zalewski 5 – Toglie dalla scrivania di Mou la forte candidatura di ElSha e si prende la fascia. Pericoloso solo in coppia con Pellegrini, di cui è assistente negli iniziali sussulti. Quando prova a mettersi in proprio viene fermato appena si accende. Ma si spegne anche, a fine primo tempo. Non produce cross. (Dal 73’ Belotti 5,5 – Dormiente, non solo per il colpo ricevuto).

Pellegrini 5,5 – “Dammi solo un’ora”. Il derby del capitano dura poco meno di 60 minuti: nei primi giri dell’orologio è mosso da una vivacità che andrà poi a ridursi. Limitato dalla condizione fisica – palese che non sia al 100%, come ha ammesso a mezza bocca giovedì – non è un caso che i calci piazzati abbiamo fatto drizzare le antenne. (Dal 52’ Volpato 6 – Non sa difendere, dice Mourinho. Ma sa attaccare. Subito in avanti cercando un cross, poi dietro per prendersi cura della manovra. La personalità non manca. La giocata a fine partita sul dribbling nello stretto la rovina con una scelta affrettata. Va avanti con la stessa intensità: mezz’ora in campo ed è tra i migliori).

Zaniolo 5,5 – Una traversa propiziata dalla sporcatura di Marusic e un tiro fermato sul nascere da Romagnoli. Se di pericoli si può parlare, a procurarli ci pensa Nico. Intrappolato nella smania di rompere il doppio tabù – gol all’Olimpico in campionato e al derby – non scorge la via d’uscita.

Abraham 4,5 – La foto dell’esultanza dell’ultimo derby pubblicata sui social, avrebbe dovuto fungere da motivazione. Nella mente, e nel campo, rimangono le solite, ultime prestazioni. Subito al tiro, è debole; sponde che non seguono il filo tracciato dai compagni. Il suo è scollegato da troppo tempo.

Mourinho 4,5 – Di solito era il primo derby quello che perdeva, oggi perde il secondo nei tre totali. La Lazio sfrutta il beffardo tradimento dello scudiero più fedele, lui e la Roma non fanno lo stesso con le assenze di Immobile e Milinkovic. Il ko arriva (anche) per l’inesistente qualità del gioco espressa. Concordiamo sull’essere pragmatici, ma va fatto con qualità.

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