Il Corriere dello Sport (C.Zucchelli) – I giorni chiave saranno oggi e domani: sono attese 30.000 persone, qui contano di fare in due giorni l’incasso di un mese, molte strade, tra centro e zona intorno allo stadio, saranno chiuse al traffico. Perché il consiglio, quasi ossessivo, che viene ripetuto è quello di andare in metro o a piedi.
Ieri lo stadio di Budapest era inaccessibile, potevano entrare solo i funzionari Uefa, i rappresentanti dei due club e le tv che avevano la gestione dell’evento: si sono fatte le prove del pre e del post partita, sono state anche messe le canzoni scelte dai due club. Mourinho (di lui chiedono tutti gli ungheresi, l’altro nome più gettonato è Totti) ha optato per essere, come al solito, un blocco unico con la sua squadra. Lontano da tutto e tutti. Questo stadio lo conosce, ci ha giocato nel 2021 contro il Wolfsberger e ha vinto 4-1.
La realtà è che, indipendentemente da come finirà domani, basta fare due passi per Budapest per capire che il comune denominatore dei tifosi presenti in Ungheria è lo stesso di quelli che arriveranno oggi e domani o che invece resteranno a Roma: grazie a José Mourinho, e grazie a quello che ha costruito, i romanisti in un anno, vivranno due finali europee. È questo che lega Roma e Budapest. Perché la città, soprattutto al tramonto, si presta a un po’ di malinconia: è quella che assale qualsiasi romanista al pensiero che mercoledì sera tutto questo sarà soltanto un ricordo.