Roma, Lamela d’oro e altre invenzioni

Corriere Dello Sport (M.Evangelisti) – Anche a questo si sono avvezzati i romanisti: a gioire quando si sentono i soldi cadere nella cassetta. E’ sempre stato presentato come un fenomeno normale, il rosso di sera e non solo dei conti, augurio di tempo più sereno. Non pura americanata, business is business. Già quando Walter Samuel andò a far muro al Real Madrid in cambio di 23 milioni pensammo che in fin dei conti il denaro ha una sua gelida dignità. Però è stato il piano quinquennale di James Pallotta a indurire i cuori dei tifosi. Inutile affezionarsi ai numeri di bilancio, che vanno e vengono come i giocatori. Solo a contare le cessioni più celebri e sostanziose scopri che tra la lunga gestione di Walter Sabatini e quella ancora breve di Monchi la Roma ha incassato dal commercio dei diritti sulle prestazioni dei calciatori circa 330 milioni. Se si sommano tutte le operazioni si scavalcano probabilmente di parecchio i 400.

DENTRO E FUORI – Tutto fatto con classe e abilità, sistemando ogni volta in campo una squadra che non ha mai vinto ma è arrivata tre volte seconda e una volta terza. A forza di smobilitazioni e rimobilitazioni forzate. Nel 2013 Osvaldo, Marquinhos e Lamela fornirono insieme 76,5 milioni. Quella di Marquinhos a 31,4 milioni è rimasta a lungo la cessione più ricca nella storia della Roma prima di essere superata dai 32 milioni di Pjanic alla Juve nel 2016 e ora dai 42 più 8 di Salah, e come plusvalenza resta la migliore. Nel 2014 al canto dei menestrelli partì Benatia per il Bayern a 28 milioni e tanto fa dimenticare gli 8 milioni consegnati dal Leverkusen per Jedvaj e i 7,8 dati dall’Inter per Dodò. Nel 2015 Bertolacci e Romagnoli andarono a braccetto al Milan per 45 milioni. Chi gridò allo scandalo chi al genio, mentre non fecero granché impressione i 9,4 milioni del Lione per Yanga-Mbiwa, gli 8,5 del Bologna per Destro, gli altrettanti del Torino per Ljajic, i 7,5 del Betis per Sanabria e così via. L’estate 2016 fu quella di Pjanic, l’inverno aveva portato via Gervinho: all’Hebei Fortune cinese per 18 milioni. Poi discutiamo sul perché il club si chiami Fortune.

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