La Repubblica.it (M.Pinci) – L’ultimo a segnare all’esordio con la maglia giallorossa era stato Ljajic, ormai tre anni fa. La valigia nascosta dietro l’armadietto dello spogliatoio, il capello ancora sgualcito dal viaggio: sono bastati quattro giorni a El Shaarawy per diventare il simbolo della resurrezione romanista. Spalletti avrebbe voluto inserirlo gradualmente, gli infortuni – per la prima volta forse benedetti – lo hanno costretto a rischiarlo subito. Lui ha risposto iscrivendosi al club degli eletti. Con il Salah indecifrabile di questo periodo e la maledizione che ha contagiato Dzeko, nel suo gol la Roma ha trovato un elemento con cui sperare.
RESURREZIONE – Sono bastati 49 minuti di serie A a Stephan El Shaarawy per lasciare il segno e cancellare 40 giorni romanisti senza vittorie. Sembrava quasi intimorito a fine partita da tutta quell’attenzione, quei complimenti, a cui non doveva essere più abituato. Il primo gol romanista, di tacco, emulando quell’Ibrahimovic che a Milano ha solo sfiorato (anno 2011-’12), è il terzo nelle sue ultime 3 partite in serie A, e pazienza se quelle precedenti erano lontane quasi un anno, maggio 2015. Certamente però dei tre l’ultimo, all’esordio con la Roma, è anche il più importante. Perché cancella in un colpo solo il ricordo del Gervinho che fu e lo scetticismo che accompagnava l’ultima scommessa di mercato di Sabatini. Ma soprattutto cancella i timori che lo stesso El Shaarawy aveva su se stesso: immalinconito dalla Milano zucchero e catrame, da cui a vent’anni fu sedotto e a ventuno abbandonato, Stephan forse ha smesso di credere davvero nelle proprie qualità. A Montecarlo era inciampato in una delusione anche peggiore, finendo ai margini proprio quando aveva iniziato a mostrarsi davvero, per una mera questione economica.
LA SCELTA DI ROMA – Sabatini che lo segue da quando aveva 16 anni ci ha creduto, spendendo un po’ (1,5 mln) per il prestito, ma tenendosi aperta l’ipotesi del riscatto senza obblighi né vincoli. Tre anni fa il ds sognava di completare con lui un ipotetico tridente con l’altro gioiello Lamela, a cui El Shaarawy contendeva a colpi di gol (16 a 15 per l’italiano) lo scettro di rivelazione del campionato. Ora gli ha offerto di più: “E’ la tua ultima occasione“, gli ha spiegato a Milano in un incontro quando a Roma c’era ancora Garcia. Stephan ci si è aggrappato e l’ha preso in parola, replicando il debutto con gol proprio di Lamela. Anche senza più Garcia (Spalletti prima di avallare il suo acquisto lo ha chiamato per sincerarsi delle sue motivazioni, restandone colpito), anche senza più Lamela: ha chiesto il sostegno alla sua famiglia – papà Sabri, psicologo, mamma Lucia, l’inseparabile fratello Manuel – perché nella famiglia si sente forte. A Milano non era (più) se stesso, stordito da ciò che la gente si aspettava di lui e dalle chiacchiere malevole nei suoi confronti, diffuse anche attraverso quei social network che solo pochi mesi prima lo esaltavano idolatrandolo. Lui, umile al limite dell’introverso e lontano dai cliché che lo accompagnano, ne soffrì. Ora ha deciso che Roma deve diventare la sua strada. Il primo passo l’ha fatto: Conte, che su di lui punta per rivitalizzare l’attacco spuntato dell’Italia, non può che ringraziare.
GASPERINI ‘UFFICIALIZZA’ PEROTTI – Oltre a El Shaarawy, la Roma potrà presto contare anche su Diego Perotti. L’ufficialità, almeno a parole, arriva da quello che ormai si può definire il suo ex tecnico, Gian Piero Gasperini. “Ha ha fatto una grande partita. Sono molto contento per lui, va in una squadra con cui può permettersi di giocare per altri obiettivi. Contento lui, contenta la società, mi adeguo anche io. Non sono rammaricato quando vedo un giocatore andare in queste squadre, è anche questa una grande soddisfazione“.