Il Messaggero (A.Angeloni) – Luciano Spalletti saprà come riaccendere la luce dopo il blackout settimanale. Lione è una tappa complicata, che però richiama pure sospiri di nostalgia: dieci anni fa (ieri), alla Gerland, la sua Roma aveva capito di essere grande (Totti più Mancini e tanti saluti a Fred, Juninho, Malouda e Benzema), stavolta al Parc Olympique Lyonnais dovrà capire di essere tornata grande contro i vari Mammana, Rafael, Lacazette e Tolisso. E che due partite (Lazio e Napoli) non ti possono far buttare all’aria una stagione, ma tre (Lazio, Napoli e Lione) forse sì. Bisognerà metter a posto qualcosina per non perdere il treno.
FISICO E TESTA – Come sta la squadra, ad esempio, questo va capito: qualche giocatore arriverà in Francia un po’ più fresco, vedi Emerson, che col Napoli non ha giocato, Peres e Salah, che sabato sono entrati nella ripresa. Ad altri, invece, dovrà essere chiesto uno sforzo, e sarà uno sforzo meno traumatico, visto che dal Napoli al Lione saranno passati cinque giorni e non tre come tra Lazio e Napoli. Sono piccoli dati che confortano il lavoro di Spalletti, ripreso ieri dopo una giornata (la domenica) di riposo. A proposito: anche questo ha il suo perché. Lucio ha pensato bene di far staccare la spina a tutti i calciatori e non caricarli troppo, per non aggiungere pesantezza alla testa a quella alle gambe. Un’attenzione che, anche in passato, ha dato i suoi risultati, vedi quando lo stesso Spalletti, per primo da queste parti, aveva abolito i ritiri prima della gare in casa. Ma andando oltre: a Trigoria si sta cercando di mettere a posto gambe e testa, con allenamenti tattici e non pesanti da un punto di vista fisico. Alcuni calciatori poi, dopo lo sforzo di Lione, potranno tirare un po’ il fiato in occasione della sfida di domenica prossima a Palermo.
LA TATTICA – La tattica – come sempre – avrà il suo peso nella sfida di giovedì. La tattica è legata alle scelte. Spalletti, si sa, non avrà Rudiger ed è probabile che torni al vecchio modulo, quello che ha fatto volare la Roma in campionato e, per restare in Europa, anche contro il Villarreal: 3-4-2-1, con l’innesto di Juan Jesus (o chissà, a sorpresa Vermaelen) al posto di Rudiger e il ritorno dal primo minuto di Salah (anche se Perotti sta molto bene), Peres e Emerson, esclusi dalla sfida contro il Napoli.
MATURITÀ – Sarebbe troppo rischioso riproporre una formazione con il vecchio 4-2-3-1, modulo caro a Spalletti in passato ma poco consono alle caratteristiche di questo organico, specie se si parla dei difensori. Fazio ad inizio campionato, quando Lucio sperimentava i 4 dietro, stava in panchina. L’esplosione di Federico coincide con i tre centrali, o tre e mezzo. Per fare i quattro, gli Emerson e Peres non sono adattissimi, vanno addestrati. Un terzino abituato a giocare esterno basso nei quattro è Mario Rui, ma a quanto pare, ancora non è al top della condizione. L’infortunio pesa, specie se non si gioca con continuità e la sfortuna dell’ex Empoli si chiama Emerson e 3-4-2-1. Cambiare non dà sempre vantaggi, specialmente se i calciatori, e qui è stato bravo Spalletti a scoprirlo, sono più adatti a giocare in un altro sistema tattico. Ogni volta che si è andati alla ricerca della botta del fuoriclasse (Gerson a Torino, Vermaelen a Genova e il 4-2-3-1 con il Napoli, per non tornare troppo indietro al De Rossi centrale di difesa contro il Porto) si è sempre andati a sbattere. Spalletti questo lo ha capito e ora medita come riaccendere la luce dopo il blackout, attende la prova di maturità, la prestazione che ti lascia alle spalle la caduta. Tempo venti giorni e anche Lucio accenderà la luce sul suo futuro, che per tanti è lontano da Roma. Vedremo.