Corriere dello Sport (R. Maida) – È presto per scrivere epitaffi sportivi, perché resta mezza stagione da giocare e ogni percezione può cambiare in un secondo, come è successo mercoledì nel derby dopo il rigore causato da Huijsen. Certo però la Roma ha già cancellato un obiettivo stagionale e sta vivendo un periodo di grandi difficoltà (-8 in campionato rispetto al 2023, 5 punti nelle ultime 5 giornate) determinate da errori di gestione e di prospettiva.
In questo momento il club non ha un direttore sportivo, che peraltro è stato sopraffatto dalla pressione e dai gangli del fair play finanziario, e ha un allenatore importante in scadenza di contratto. Non solo: ci sono un grande centravanti in prestito, un fuoriclasse che gioca la metà delle partite, una difesa squarciata da infortuni e indisponibilità, una batteria di esterni che faticherebbero a concepire un cross anche senza avere avversari che li contrastano. La Champions sembra dunque più lontana rispetto ai 4 punti di ritardo in classifica. Per responsabilità da suddividere: società, allenatore, giocatori. Appare evidente però che nessuna scommessa effettuata per necessità in estate da Tiago Pinto, direttore in uscita, abbia pagato.
E se Lukaku è destinato a durare poco, perché i Friedkin non spenderanno 37 milioni per comprare un centravanti di 31 anni che da un mese non è più all’altezza della fama, se Dybala tra clausola e incidenti è un’incognita progettuale per definizione, se Rui Patricio termina il contratto e lascia un vuoto in porta, il vero mistero è Smalling. “Mi ha rovinato la stagione” ha sottolineato senza mezzi termini Mourinho, che ha provato a pungolarlo più volte mettendolo a confronto con Mancini che gioca da tempo sotto antidolorifici per contenere la pubalgia. Ieri intanto Mourinho non ha diretto l’allenamento a Trigoria. Ma non sono attesi scossoni. L’allenatore aveva un impegno personale che aveva già comunicato alla squadra prima della Coppa Italia.