La città e la squadra che ne porta il nome s’assomigliano, una metafora dell’altra. Navigano verso la decadenza e perfino il disamore dei romani e romanisti stessi. Stiamo mettendo in ordine i conti, dicono dal Campidoglio: sarà, ma poi la “monnezza” ci assedia, e quando le sfuggiamo rischiamo di cadere in una buca. Anche il triangolo “Trigoria-Londra-Boston” stava mettendo a posto i conti, sposando il totem della plusvalenza. Può succedere che resti fuori dalla Champions (e può succedere),e allora altro che le buche di Roma! Una voragine. Ma non è questo il peggio. Dov’era il Progetto, parola che ha velato infiniti insuccessi, un rosario di più anni? C’è un senso in Luis Enrique, cui successe la bandiera Zeman a furor di popolo o per tenere sopito quel furore? E poi Andreazzoli di tampone (quel derby perduto), l’invenzione Garcia che le cantò chiare, il cavallo di ritorno di Spalletti, che male si coniugò con l’addio di Totti probabilmente da programmare e condurre in porto con altro percorso, e Di Francesco, e il “sor Claudio” amatissimo, chiamato a metterci una toppa, ancora un disastroso buco. Lo scrive Il Messaggero.