Il Messaggero (S. Carina) – Non gliene importa nulla. Nemmeno se qualcuno, magari anche dentro Trigoria, può sentirsi tirato in ballo. Quando parla di Dybala, Mourinho ritrova il sorriso, il buon umore, la voglia di parlare di calcio. Così nessuno si stupisca se l’ultimo aneddoto tirato fuori su Paulo reciti che “con lui la palla resta sempre rotonda, con altri è quadrata“. Difficile dargli torto.
Sedici presenze stagionali e 10 gol, di cui 7 in campionato in appena 12 apparizioni. C’è chi in serie A segna di più ma nella corsa alla Champions nessuno incide come la Joya. In questa trasformazione da uomo-assist a bomber si porta dietro anche un’altra peculiarità. Quando trova il gol, non segna quasi mai reti banali. Del tipo: il 3-0 di una partita senza storia. Dybala, tolti i 2-0 siglati a Fiorentina e Monza, ha sempre fatto centro sbloccando le partite, recuperandole o segnando il gol decisivo.
È accaduto proprio con i viola e i lombardi ma anche con l’Empoli, senza contare le coppe dove ha siglato l’1-0 sia nel match con l’Hjk che con il Betis all’Olimpico (poi perso) per poi garantire il passaggio del turno in coppa Italia con la rete al Genoa.
A Milano, contro l’Inter, ha segnato invece il gol del pareggio poi bissato nella ripresa da Smalling mentre con il Lecce ha trasformato il rigore del 2-1 che lo ha costretto, suo malgrado, a rincorrere il mondiale in Qatar poi vinto trionfalmente. Come la giri o la rigiri, ad oggi non c’è Roma senza Dybala.