La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Diceva ieri Eusebio Di Francesco che la Roma deve crescere all’interno e quando le cose vanno meno bene non è colpa della città. Parole nuove, quasi nuovissime, rispetto alla tradizione giallorossa, ma che sembrano poi poco sposarsi con quella che, finora, è stata la storia della stagione: la Roma è andata meglio in trasferta che in casa. Almeno in campionato. C’è chi dice che sia una questione tattica (più brava a chiudersi e ripartire che a macinare gioco,soprattutto per l’assenza di un regista classico), c’è chi invece pensa che sia una questione di ambiente (come se l’Olimpico mettesse pressione e non fosse un punto di forza) e c’è chi invece pensa sia solo una casualità. Sta di fatto, che per adesso i punti in casa sono meno di quelli fuori: 28 contro 31.
A CACCIA DI RECORD – Per la Roma questa è una novità, almeno a questo punto della stagione, e se oggi a Bologna dovesse arrivare la posta piena il divario si allungherebbe ancora. Di Francesco punta ad ottenere il massimo dei punti in trasferta della storia giallorossa: deve arrivare a 39, con 15 punti a disposizione in 5 gare lontano da Roma (derby compreso) tutto è possibile. Anche perché, gara con la Lazio esclusa che fa storia a sé, non ci sono big match in programma: Bologna, Spal, Cagliari e Sassuolo le sfide che De Rossi e compagni dovranno affrontare da qui a fine stagione ogni volta che partiranno.
TURNOVER – Se riuscisse nell’impresa di far fuori il Barcellona e giocare la semifinale di Champions, in queste partite Di Francesco farebbe certamente quel turnover di cui tanto si parlava ieri; viceversa, con una sola competizione fino a fine maggio, giocheranno i titolari, con qualche integrazione, e via di corsa fino alla fine. Troppo presto per pensarci però, adesso la testa è concentrata sul presente: tra oggi e mercoledì si capirà parecchio della Roma che sarà, almeno nelle prossime partite, ed è singolare che succeda in tutti e due i casi lontano dalla capitale. Dove il rendimento, però, è profondamente diverso.
EUROPA AMARA – Mentre in campionato la Roma ha conquistato fuori casa 9 vittorie, 4 pareggi e una sconfitta (allo Stadium con la Juve, che era e resta tabù) in 14 partite, con una media di 2.21 punti ogni 90’, finora la migliore di sempre, in Europa il rendimento è stato opposto. Ha fatto benissimo all’Olimpico (zero gol incassati e un solo pareggio, al debutto contro l’Atletico Madrid, prima di tre vittorie di fila) e ha sofferto di più fuori: ha vinto a Baku con il Qarabag, ha pareggiato a Londra col Chelsea, ha perso a Madrid contro l’Atletico e in Ucraina in casa dello Shakhtar. In Champions, evidentemente, poco protetta dalle mura amiche, la squadra ha sentito ancora la pressione del rendimento fallimentare degli ultimi anni nelle coppe, ma mercoledì al Camp Nou ci sarà la prova del nove. L’ultima volta, davanti a Messi e compagnia di fenomeni, i giocatori di Rudi Garcia uscirono con le ossa rotte e sei gol sul groppone, stavolta tutti si augurano un epilogo diverso. Di prestazione, personalità e risultato.
SENATORI – In Catalogna Di Francesco si affiderà ai leader più esperti, oggi farà qualche cambio in più, ma l’atteggiamento vuole che sia lo stesso. Gli ultimi due gruppi a riempire la bacheca di Trigoria, quello di Capello ormai quasi vent’anni fa e quello di Spalletti, dieci anni fa, in trasferta non andavano così bene, ma riuscirono comunque ad alzare trofei, più o meno importanti. Che poi, nel medio termine (a meno di miracoli) è quello che vorrebbe, anzi vuole, anche Di Francesco. Perché i numeri gli piacciono, soprattutto quelli di questi tipo, ma poi alla fine i record passano, i piazzamenti neanche a parlarne, i titoli invece restano. Conquistati in casa o fuori, a distanza di anni, importa davvero a pochi.