Corriere Dello Sport (M.Evangelisti) – Quello fu un giorno bellissimo. Lo inquadrò come tale lui stesso, twittando e canticchiando. Su di noi pendeva un sole candido, l’estate cresceva e Juan Manuel Iturbe passava dal Verona alla Roma. Era il 16 luglio. Adesso bisogna solo ricordarsi di quale anno. Va bene, era il 2014. Walter Sabatini prese tutto ciò che si muoveva. Diede quest’impressione, almeno. Iturbe, che tutti volevano, sarebbe dovuto andare alla Juventus ma tracciò un percorso strano, transitò per Roma e lì rimase. Pochi giorni dopo fece qualcosa di simile Davide Astori, senza tante finte, giusto una secca: lo aspettava la Lazio, si trovò a Trigoria.
VACANZE – Astori si è allontanato da tempo e adesso è a Firenze. Iturbe si è allontanato ma non più di quanto possa uno yo-yo, viaggiando un po’ in tondo e tornando al punto di partenza. Da dove continuano a lanciarlo verso l’esterno, peraltro. Il suo contratto scade nel 2019, dei 24,5 milioni più bonus del prezzo originario restano residui (già arrivare a 8 sarebbe un trionfo commerciale) che nessuno peraltro ha il cuore di spendere. Iturbe non va neppure a Pinzolo con i riservisti della Roma. Ma, giusto sottolinearlo, non è che sia considerato troppo scarso persino per queste giornate di piccolo affare. Sta consumando le normali vacanze, slittate in avanti perché da qualche tempo ha deciso di considerarsi paraguaiano a tutti gli effetti ed è entrato stabilmente in una Nazionale nella quale non è costretto a confrontarsi ogni minuto con i sogni spezzati. Giovane, era stato nell’Argentina dei piccoli e in allenamento aveva tentato di far passare il pallone tra le gambe di Messi. Da Iturbe la Roma ha ottenuto qualcosa: un gol non troppo utile contro la Juventus, un buon avvio di Champions League, un bel pezzo del secondo posto del 2015 grazie a una rete nel derby. Una collezione di infortuni famosa nel mondo, continui segnali di vitalità, di rinascita e di determinazione. Quando gli allenatori hanno seguito questi segnali, però, sono arrivati sul posto, si sono guardati intorno e non hanno visto nulla. Strano, poi: nel 2013-14 Iturbe era un fringuello e un pischello, stava a Verona, ha segnato 8 gol, 5 ne ha fatti segnare, Luca Toni per un verso o per l’altro gliene deve molti dei suoi 20. Gli tiravano il pallone e lui correva e non sembrava neppure piegare i fili d’erba, rientrava verso il centro e stangava con il sinistro.
PENSIERI – Si fece male a uno strano muscolo contro il Cska Mosca. Il pettineo, qualcosa che sta sopra la coscia. Non fu più lui. E a cercarlo seguendo i suoi segnali hanno provato in tanti. E’ stato prestato al Bournemouth, quindi al Torino. Guardate che la Roma per averlo si è svenata e non ha mai smesso di sperare che improvvisamente tornasse dal lungo giro intorno a se stesso, ritrovato come un figlio prodigo. Lo portano in ritiro perché ci mancherebbe altro, pur aspettando che qualcuno con più pazienza e meno ansie di bilancio venga a prenderlo e lo redima. Nemmeno a farlo apposta lo ha chiesto in prestito il San Lorenzo, passato alla cronaca come squadra preferita di Papa Francesco. E non è mica tutto. Iturbe è nelle meditazioni del Genoa, Iturbe rientra nei piani sempre intricati della Fiorentina. Mancino che gioca a destra. In teoria sarebbe l’incarnazione del concetto stesso di sostituto di Salah. Questo la Roma non lo dice, però lo sa e capisce che non è un dato trascurabile. Perché è triste quando svanisce la speranza e ogni giorno diventa solo il primo giorno del resto della vita.