Pescate nel frullatore di frasi dette sul conto della Roma nelle ultime 72 ore e troverete di tutto, per tutti i gusti, di ogni tenore. La più sensata resta quella pronunciata domenica sera, dunque a botta presa dalla Juve ancora calda, da Pablo Daniel Osvaldo: su di giri per il trattamento ricevuto da Bergonzi, frastornato dalle quattro pappine della Juventus, ma lucidissimo nel rivolgersi ai tifosi: «So quanto sia difficile essere romanisti in questo momento. Capisco che siate arrabbiati, delusi, feriti. E so pure quanto siate stati pazienti finora: vi chiedo di pazientare ancora, di non mollarci proprio ora, mai come in questo momento abbiamo bisogno della vostra spinta».
Daje e daje A proposito di spinta, se tutti i calciatori della Roma avessero la metà della grinta di Osvaldo che in un paio di circostanze ne ha mostrata pure troppa, oggi forse staremmo già celebrando il trionfale ritorno dei giallorossi in Champions. Con buona pace dei tifosi e dell’ambiente tutto, che a questo punto sarebbe impegnato in unico grande peana in onore del progetto americano, dell’allenatore asturiano e di una squadra di intrepidi e valorosi eroi. E pure le cene a San Lorenzo imputate a Franco Baldini, in questo contesto, verrebbero assurte a utili relazioni sociali o apprezzabili arricchimenti culturali. E invece, dovendo «celebrare» per mesi e mesi le fragilità di una Roma bambina, le astrusità del novello Zichichi ormai prossimo ad una crisi di nervi o alla resa? e i balbettii di una società che non riesce a chiarire cosa diventerà da grande, è successo che daje e daje i tifosi si sono arrabbiati davvero e ora minacciano di far pagare alla Roma pure la pazienza che le hanno concesso fino a domenica, prima che il ciclone Juve spazzasse via tutto. E così, il 25 aprile — che nel 1984 regalò ai romanisti il pomeriggio più bello della loro vita col 3-0 al Dundee — quest’anno rischia di passare alla storia come la festa di Liberazione da Luis Enrique. «Via l’asturiano» è uno slogan ormai molto in voga, che un passo falso contro la Fiorentina, oggi pomeriggio, può trasformare in un grido di battaglia, probabilmente allargato al resto della truppa, giocatori, dirigenti, proprietari, tutti nel mirino di una contestazione che a quel punto non farebbe prigionieri.
Cosa succederà? «Mercenari», «Tifiamo solo la maglia», «Buffoni», quante volte avete cantato e/o ascoltato queste parole all’Olimpico? Ecco, sembra che siamo ad un passo dall’ennesimo triste remake. Difficile pronosticare quanto sarà rumorosa la contestazione dei tifosi oggi, se coinvolgerà solo la curva Sud o abbraccerà tutti i 35mila spettatori previsti con il dato dei paganti che ieri sera si attestava intorno ai quindicimila. Di certo, alla Roma poveretta di questi giorni non resta che tirare fuori l’orgoglio che le è rimasto e almeno sputare sangue. Solitamente da queste parti funziona. Il Baldini di ieri «Ai tifosi dico che sappiamo cosa stiamo facendo» ha convinto poco, magari sarà più efficace la filosofia di Osvaldo, sempre lui. «Io per vincere ammazzerei…». Ecco, magari senza esagerare.
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano