Il Messaggero (S. Carina) – Somiglia a chi ha deciso di andare volutamente contromano. Ma lui, incurante, non arretra di un passo. Anche perché dal suo arrivo – a proposito, oggi è un mese dall’annuncio – Juric ha insegnato che le stesse cose possono esser analizzate in modo diverso. Così quello che a tutti in Svezia è sembrato un disastro, l’allenatore lo ha invece apprezzato perché ha visto dei miglioramenti nelle indicazioni date alla squadra. Figuriamoci allora i 7 punti in 3 partite (contro Udinese, Venezia e Monza), arrivati dopo i tre in quattro della gestione precedente: tanto è bastato per far sentire il tecnico, come rimarcato nell’intervista dei giorni scorsi, addirittura in Paradiso. Mentre fuori Trigoria ci si interroga, Ivan rilancia: la squadra è forte, lo segue ed è in crescita. Un vero e proprio inno all’ottimismo.

E allora seguendo questa scia, perché la gara con l’Inter – proibitiva sulla carta – non può rappresentare la grande occasione per dare una svolta a questa stagione che da più parti si ha il timore possa trascinarsi stancamente nell’anonimato? Ok, Dovbyk non è al meglio per una leggera infiammazione al ginocchio (ma giocherà), Dybala rientra da uno stop di una ventina di giorni, Pellegrini non vive certo il momento top della sua carriera, Cristante più gioca più è fischiato, eppure… Eppure è sempre la Roma. Quarta per monte ingaggi in Italia, diciottesima in Europa, club che annovera in rosa campioni del mondo, talenti indiscussi e calciatori di qualità, reduce da una campagna acquisti opinabile nelle scelte ma che ha comunque visto spendere 120 milioni. Possibile quindi che il Genoa di Vogliacco, Bani, Martin, Zanoli e Vitinha o il Monza affrontato prima della sosta possano segnare ai nerazzurri rispettivamente due reti ed una per bloccarli sul pari mentre la Roma debba consegnarsi prima di giocare? Forse allora ha ragione Juric.

La partita con l’Inter va affrontata senza timori reverenziali. Con la consapevolezza del mismatch sulle fasce e della superiorità nerazzurra in mediana ma non tralasciando la certezza che la squadra di Inzaghi quest’anno subisce tantissimo: in 4 gare su 7 (Genoa, Milan, Udinese e Torino) Sommer ha preso due reti ogni 90′. Una vulnerabilità difensiva che non può non essere evidenziata. Tuttavia nell’ottica del bicchiere mezzo pieno, c’è Dovbyk. Artem dopo le pause per le nazionali è una garanzia: nella passata stagione 9 gol in altrettante partite. E poi c’è Paulo che nelle ultime tre stagioni ha segnato due reti ai nerazzurri.

Foto: [Marco Luzzani] via [Getty Images]