Il Messaggero (S. Carina) – Alla fine è sempre il modo in cui si vedono le cose a fare la differenza. Perché lo 0-0 con la Juve somiglia al classico bicchiere mezzo pieno se si considera il momento nel quale si trovava la Roma, la frenata imposta ai bianconeri (fino al fischio d’inizio la squadra più in voga del momento) e soprattutto il fatto di essere tornati da Torino, dopo la bellezza di 23 anni (per intenderci, all’epoca De Rossi era appena 18enne), senza aver subito reti. Poi però il calcio presenta anche l’altra faccia della medaglia:2 punti in tre gare e soprattutto la percezione di quel misero gol nei primi 180 minuti in campionato che la Roma non avvertiva addirittura dalla stagione 1986-87.

È un po’ come quando si tira in aria la monetina: testa o croce? Ci si può dividere a seconda dell’esito. E come al solito, ci si divide anche sulle scelte dell’allenatore di turno. Destino al quale non riesce a sottrarsi nemmeno un’icona come De Rossi. A tenere banco in queste ore è lo scarso minutaggio ricevuto da Dybala in due di queste prime tre partite di campionato. Il problema è a monte, anche se si fatica ad ammettere. La società, dopo aver valutato pro e contro, aveva deciso di vendere Paulo e al suo posto aveva preso in anticipo Soulé. Il dietrofront del calciatore ha scombinato i piani.

Non solo del club ma anche di De Rossi. Sembra un paradosso, considerato il valore della Joya, ma non lo è. Perché Daniele aveva lavorato durante l’estate avendo come stella polare il 4-3-3, modulo nel quale Dybala in carriera ha sempre fatto fatica. Ora che è rimasto, bisognerà valutare di partita in partita la soluzione migliore. Ad oggi se il modulo resta questo, Paulo è una riserva. Ma Daniele, ha già capito che dovrà trovare delle alternative, pena uno stillicidio domenicale a seconda del minutaggio dell’argentino e del risultato della Roma.