Roma, difesa in cantiere

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Il Messaggero (A.Angeloni) – Un po’ a tre, un po’ a quattro. Cambiano gli uomini, ma non la filosofia: la squadra deve saper modificare in corsa il suo assetto, a seconda delle proprie esigenze e tenendo conto dell’avversario, cioè del modo in cui ti viene da attaccare. Una fase di sperimentazione che, in cinque partite con Spalletti in panchina, la Roma ha subito quattro gol. Solo una volta, contro il Sassuolo, Szczesny non ha visto gonfiarsi la rete. Il dato costante è l’aver subìto quasi sempr eil ritorno degli avversari nella ripresa, ma questo non dipende (solo) dallo schieramento del terzetto o quartetto difensivo ma a una serie di fattori che toccano l’aspetto fisico e psicologico. Spalletti in cinque partite ha dovuto cambiare spesso gli uomini, capendo che: 1) Castan in questo momento non entra nelle rotazioni, ha giocato la sua prima contro il Verona e poi è sparito. 2) Nessuno dei suoi difensori a disposizione è un vero centrale (di una difesa a tre) in quanto impostatore di gioco, tanto è che in quel ruolo ci piazza De Rossi e quando non c’è spesso si torna a quattro, con Manolas e Ruediger. Un giochino, comedirebbe Spalletti, che gli consente di tamponare certe mancanze contingenti. 3) Gyomber, elogiato per lo spirito di sacrificio dopo il Sassuolo, è stato utilizzato in uno spezzone ma non come centrale. Un po’ quello che faceva Garcia. Quindi, ancora non c’è un assetto dei titolari, non esiste una formula di gioco ben precisa. Esiste un’idea. Spalletti in cinque partite ha cambiato quasi sempre gli uomini, sia se è scesi in campo a tre sia con i quattro. Unica non variante è Szczesny, sempre titolare.

I PRECEDENTI – Prima partita, Roma-Verona. Era l’avvio spallettiano, come detto, c’è stato l’esperimento Castan, al quale si è aggiunto un altro esperimento, Torosidis, centrale di destra, buono per allargare la difesa e farla diventare da terzetto a quartetto. Cosa che, in seguito, farà Zukanovic ma dall’altro lato del campo, cioè a sinistra.Contro il Verona, i tre erano Torosidis Manolas e Castan, con Digne alto a sinistra, dove ora gioca El Shaarawy. Non c’era Ruediger, che oggi appare il difensore più in forma, diventato un vero e proprio idolo dei tifosi. Con il Verona è entrato al posto di Castan e ha chiuso il match come centrale di sinistra. A Torino con la Juventus, altro cambio. De Rossi, che col Verona ha fatto la mezz’ala, si abbassa al centro, Manolas a destra, Ruediger a sinistra, gli esterni sono Florenzi e Digne. Schieramento a cinque, in pratica. Con il Frosinone, altra modifica: Ruediger dirottato sulla fascia destra, i tre centrali sono Manolas, De Rossi e Zukanovic (Maicon al suo posto a un quarto d’ora dalla fine). In più, alto a sinistra, c’è El Shaarawy. Con il Sassuolo manca Manolas e si torna a giocare prevalentemente a quattro, con Maicon a destra, Ruediger e De Rossi in mezzo e Zukanovic a sinistra. Oltre al greco (squalificato) manca pure Florenzi, così come con il Frosinone (nel finale Emerson Palmieri e Gyomber, mentre De Rossi esce per infortunio). Infine con la Sampdoria si ritorna ai quattro (perché manca De Rossi) e ai tre, a seconda dei momenti di gioco, Maicon parte a destra e Zukanovic a sinistra (Digne inizialmente è in panchina), Ruediger e Manolas sono i due centrali.

VERSO IL CARPI – Domani Spalletti dovrà ancora – a meno di miracoli – fare a meno di De Rossi, e in più Ruediger è acciaccato (ha preso una botta alla caviglia in allenamento, da valutare oggi). Il tedesco dovrebbe farcela e in questo caso torniamo a immaginare una Roma che ripartirà dai quattro dietro, con Maicon (o Florenzi, Gyomber e Torosidis non stanno bene), Manolas, Ruediger e Zukanovic (o Digne). In caso di assenza del tedesco, a maggior ragione rivedremo il quartetto in difesa, ma con Maicon (o Florenzi), Manolas, Zukanovic) e Digne. E la rotazione continua.

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