La Repubblica (M. Juric) – Spesso i silenzi di José Mourinho hanno fatto più rumore delle sue dichiarazioni. La sua carriera è costellata di non detti polemici e spesso anticipatori di eventi. Anche nel biennio romanistasi è fatta tanta letteratura sul suo prolungato mutismo, prontamente smentito dai risultati in campo (europeo). Ma la mancata conferenza stampa dopo la cocente sconfitta contro il Milan sembra avere contorni diversi.
Soprattutto in una stagione iniziata con uno Special One chiacchierone, mite e sorridente. Un allenatore aziendalista, quello che non è mai stato in carriera. Prima della Salernitana, pur essendo squalificato, ha voluto presiedere all’esordio stagionale, raccontando il bellissimo ritiro portoghese, esaltando ogni nuovo acquisto e la perfetta forma della squadra. Alla vigilia del Verona ha spiegato il mercato romanista, fatto di grandi nomi da “risistemare”. L’unico possibile per il club sotto ffp.
Insomma una situazione idilliaca con la ciliegina di Lukaku. Cosa potrebbe andare storto? I risultati. Nel mezzo delle parole al miele sono arrivate due sconfitte e un pareggio, la peggior partenza in campionato dalla stagione ‘ 95-‘96. Poi il silenzio di venerdì sera. Che ha fatto arrabbiare i tifosi della Roma, persi tra un mercato da sogno e prestazioni in campo senza idee e gioco.
Mou non ha voluto dare spiegazioni. Ha comunicato che non avrebbe parlato e ha lasciato lo stadio poco dopo il fischio finale. I motivi li sa solo lui, ma gli indizi portano a Budapest. Sia per i calciatori, psicologicamente ancora fermi allo scippo di Taylor che per lo stesso Mou. “Vorrei non essere da solo”, aveva tuonato dopo la finale persa. Gli errori di Doveri a Verona e Rapuano venerdì hanno fatto il resto. Ma quest’anno non sarà il portoghese a metterci la faccia (almeno pubblicamente). Si aspetta che lo faccia qualcun altro. Da qui il silenzio.
Un fuggire le battaglie quasi annunciato, quello che ha stupito è stato scansare le responsabilità di troppe lacune tattiche e fisiche viste nelle prime tre giornate. La Roma sembra essere regredita. Nel gioco, sempre più asfittico, ma anche nelle sue qualità migliori. La difesa non è più ermetica, con l’aggravante di un portiere in piena crisi di identità.
La cessione di Matic sembra aver tolto ogni filtro al centrocampo, con la “non coppia” Cristante-Paredes in perenne difficoltà. E poi i nuovi acquisti. Come detto dallo stesso Mou “se fossero stati sani non sarebbero venuti da noi”, ma gli infortuni di Aouar, Dybala e Sanches dopo neanche due partite sono preoccupanti. Serve un reset il prima possibile, perché le avversarie sono già lontane e gli obiettivi sportivi la proprietà li ha messi nero su bianco con un calciomercato fatto su misura alle richieste dello Special One.