La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Ci sono centravanti che arrivano e ti cambiano subito il volto alla squadra ed altri che ci mettono un po’ a sfondare ed a confermare le aspettative. Tammy Abraham si pone esattamente a metà tra queste due anime. Perché ancora non ha dimostrato di essere l’attaccante in grado di poter cambiare il futuro della Roma e perché delle cose interessanti le ha fatte intravedere, anche se le aspettative erano più alte.
Lo schema a due punte lanciato a Venezia e confermato questa sera a Genova inevitabilmente lo aiuterà in questo percorso dove Abraham deve continuare a credere in se stesso. Con una certezza in più, in passato ci sono stati immensi centravanti della Roma che al primo anno nella Capitale hanno faticato ad imporsi ed a confermare le attese: su tutti Rudi Voeller, ma senza andare neanche tanto lontano Edin Dzeko, di cui Abraham ha preso il posto.
Ecco anche perché Abraham deve vivere serenamente questo inizio di stagione, cercare di ambientarsi il prima possibile e aumentare la sua curva di rendimento. “Per me non è stato facile cambiare tutto, dal calcio alla vita – ha ammesso il centravanti qualche giorno fa – Mourinho? Mi vuole più cattivo, aggressivo, devo saper spaventare i difensori. Mi ha detto di diventare una specie di mostro“.
Una metamorfosi, insomma, considerando l’animo gentile dell’inglese e quel sorriso sempre ben stampato sulla sua faccia. Nel frattempo, però, Abraham è andato in nazionale e anche lì ha raccolto delle emozioni e delle sensazioni importanti, giocando due buone partite contro Albania e San Marino e segnando un bel gol contro questi ultimi.
Le esperienze con l’Inghilterra lo aiutano a crescere ed a maturare, ora che è arrivato il momento di fare il salto di qualità. A Genova Abraham avrà il compito di nascondere i tanti problemi che ha oggi la Roma, anche di formazione. “Pronto per Genova, daje!” ha scritto ieri sui social.