Roma da matti: vola con Dzeko, si fa rimontare e vince su rigore

roma-bayer-dzeko-florenzi-gol-esultanza-nainggolan

La Gazzetta dello Sport (S. Vernazza) – L’elogio della follia. Caviamocela così, prendiamo a prestito il titolo del capolavoro del «vecchio» Erasmo da Rotterdam per descrivere la pazzia della Roma di Champions League. Non paga di essersi fatta rimontare due gol nell’andata coi «leverkusiani», da 2-4 a 4-4 in un demenziale su e giù, qui all’Olimpico ha concesso il bis, nel giro dei sei minuti iniziali della ripresa ha dilapidato il 2-0 con cui aveva chiuso la prima frazione. Roba da restarci secchi. Tifosi a lungo increduli, attoniti. Per fortuna la notte si è chiusa col lieto fine, Pjanic ha trasformato un rigore che pesava circa due tonnellate – e sempre sia lodata la freddezza del bosniaco -, ma lo scampato pericolo e la vittoria acciuffata per i capelli non possono relegare in secondo piano i limiti, i problemi e le paure di questa squadra, bella, anzi bellissima per cifra tecnica, però con un guidatore (Rudi Garcia) che fatica a governare la fuoriserie.

QUALIFICAZIONE – La Roma doveva vincere e ha vinto per non uscire dai giochi con due turni di anticipo. Ora tutto è possibile – pure il Bate Borisov resta in corsa – e le combinazioni per il secondo posto sono molteplici. Quella più probabile, a caldo, ci sembra un ex-aequo Roma-Bayer all’ultima giornata e a quota otto punti, coi giallorossi qualificati per migliori scontri diretti: condizione vincolante la non vittoria dei tedeschi col Barça sul filo di lana. Speriamo che il 9 dicembre i blaugrana non giochino a Leverkusen con la testa già al Natale e non regalino i tre punti al Bayer. Ergo è fondamentale che la Roma porti via un pareggio dal Camp Nou a fine novembre. Troppi se, al momento.

INDIFESI – Il problema più grosso della Roma è la fase difensiva. Dieci gol subiti in quattro partite di Champions, per una media di 2,5 a match. Soltanto Bate Borisov e Maccabi si sono comportate peggio, con 11 reti al passivo. Con questo andazzo non si va da nessuna parte ed è l’accusa principale che muoviamo a Garcia. Non si possono prendere due gol come quelli di ieri sera, sebbene il primo sembri viziato all’origine da una palla che pare uscita, fallo laterale non colto dall’assistente Kalugin. Sopra di due, la Roma è risalita dall’intervallo con la testa altrove, con un pauroso deficit di concentrazione e personalità. A Schmidt è bastato inserire Bellarabi, passare al 4-2-3-1 per fare devastazioni nella metà campo altrui, in particolare sul fianco sinistro giallorosso. Due gol per certi versi simili, tra uscite sbagliate dei difensori, in particolare Digne e Florenzi, e «svenimenti» vari. Un imbarazzante calo di tensione, che ha scaraventato la Roma nel tunnel dell’angoscia. Mezz’ora atroce, di «imbambolamento» collettivo: se ne è usciti grazie a una giocata di Pjanic in area e alla disperata spinta di Toprak a Salah, da cui espulsione e rigore. Sul 3-2, in superiorità di uomini, la squadra ha faticato lo stesso a conservare il vantaggio, dominata com’era dal terrore di combinarne un’altra delle sue. Pessima gestione di un undici contro dieci.

PARADOSSI – Se si allarga l’orizzonte al campionato, il quadro si aggrava. Tra Serie A e Champions la Roma ha subito gol in 14 partite su 15. La porta è rimasta inviolata soltanto contro il Frosinone, non proprio il Bayern Monaco. Eppure il primo tempo di ieri ha esaltato la vena italianista di questa squadra. Salah si è gasato nei contropiede e lo stesso ha fatto Dzeko. I tedeschi giocavano «altissimi», con un 4-2-4 spericolato e senza protezioni al centro. La Roma galoppava in verticale. Palla lunga per l’egiziano, alta velocità e via andare. Uno spettacolo. La rinascita del caro vecchio gioco all’italiana, ammesso e non concesso che fosse mai morto. I tedeschi dominavano il possesso palla, la Roma li infilzava. Come tutti sanno, però, il gioco che ci ha reso famosi nel mondo necessita di solide basi difensive. Non si può spingere soltanto sull’acceleratore, bisogna saper usare il freno. E’ su questo che Garcia deve lavorare, ma dubitiamo che ci riesca con successo, perché è francese. Forza Roma, in ogni caso. La squadra merita, diverte, ha valori tecnici importanti ed è un peccato che a tratti – ieri per lunghi interminabili tratti – si smarrisca e si butti via.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti