Mai nessuno come Francesco Totti nella storia del calcio italiano. Con la doppietta al Cesena, segnata nei primi 7′, ha superato Gunnar Nordahl nella classifica marcatori di tutti i tempi con la stessa maglia: 210 il Pompierone con quella del Milan, 211 Totti con quella della Roma. Dieci come la sua maglia, 10 come il voto simbolico per un campione che a volte è stato irriso per quella che dovrebbe essere invece la massima virtù per gli appassionati di calcio, qualunque sia la loro fede: la fedeltà a una squadra.
E un tocco di umanità in più è stato ricordare nel momento della gioia il dolore per i morti del naufragio della Concordia. Al Cesena non aveva mai segnato, ma ieri è stata la giornata giusta per iniziare. Velocissimo il primo gol, dopo 34 secondi. Veloce il secondo, al 7′, con la partecipazione dell’assistente De Pinto che non ha visto la posizione di partenza in offside. Ma vista la Roma di ieri — e soprattutto visto il Cesena — sarebbe stato solo questione di tempo. Basti pensare che meno di 60 secondi dopo il 2-0 è arrivato già il 3-0 di Borini. E, volendo cercare un altro simbolo, i due assist per i gol del Capitano sono nati dai piedi educati di Erik Lamela, il primo addirittura di tacco. Quasi un passaggio di consegne per il futuro.
Difficile dividere i meriti della Roma — che ha giocato una gara ai limiti della perfezione come quella di Bologna — e i demeriti del Cesena. Una squadra che ha subito 13 gol nelle ultime 3 trasferte, come quella romagnola, ha sicuramente dei problemi. E uno, ieri sera, è stato sicuramente Mutu che tra il primo e il secondo tempo ha gettato la spugna. Arrigoni non ha potuto far altro che sostituirlo. Candreva, per altro, è stato tra i meno peggio.
Il livello dell’avversario va sicuramente valutato nel momento in cui si stende un giudizio. Però restano moltissimi i motivi per cui Luis Enrique può andare fiero dei progressi della sua squadra. Uno è lampante. Dopo l’infortunio di Osvaldo, appena ritornato dalla vacanza natalizia, molti tifosi e moltissimi addetti ai lavori avevano chiesto l’arrivo di un altro attaccante, visto che il bel Dani era di gran lunga il capocannoniere giallorosso con 7 centri.
Luis Enrique disse che l’avrebbe sostituito con il gioco e, da allora, tra campionato e Coppa Italia, hanno segnato 4 gol Totti, 2 Borini, 2 Lamela e uno Pjanic, spostato ieri nel finale nel ruolo di trequartista. In pratica tutti gli attaccanti hanno dato qualcosa in più nel momento del bisogno. Manca all’appello solo Bojan, che ieri è stato anche sfortunato: Antonioli, ieri incertissimo in molte occasioni, ha sfoderato un miracolo nel finale, dopo che il catalano aveva scartato quattro avversari in area in un’azione Barça Style.
È la dimostrazione che la Roma sta diventando una vera squadra e un gruppo coeso, con il valore aggiunto di una mentalità europea. Quella che fa giocare i giovani (Lamela e Viviani ’92, Borini ’91, Pjanic ’90) e che pretende un gioco offensivo anche quando si è in vantaggio. Come ha detto Luis Enrique: “Nel derby, dopo aver fatto gol, siamo diventati rinunciatari e per quello abbiamo perso. Adesso siamo migliorati“. Pura verità.
Corriere della Sera – Luca Valdiserri