La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – La paura di diventare grande. Un po’ come un eterno Peter Pan, ma il gruppo Roma, in questo momento, non ha niente di fiabesco. Neppure quei pensieri felici necessari, in fondo, per restare sempre giovani. I calciatori della Roma, per loro stessa ammissione, e pure per ammissione dell’allenatore, si sono scoperti fragili: se passano in vantaggio vengono a volte rimontati, se invece vanno sotto non recuperano. E sembrano incredibili queste fragilità se si pensa che due mesi fa la Roma in casa del Chelsea, giocava a testa altissima in una partita da montagne russe emotive. «Ma non si possono paragonare cose e momenti diversi, nella vita come nello sport», spiega il professor Umberto Manili, psicologo dello Sport e autore, tra le altre cose, di una pubblicazione intitolata «Il pericolo della deconcentrazione».
FANTASMI – Proprio quello che, stando alle parole di Strootman, è successo alla Roma, che avrebbe «mollato qualcosa» dopo il derby e il primo posto nel girone di Champions: «Parlare di certe considerazioni pubblicamente può anche fare bene – dice Manili – perché magari aiuta a scacciare i fantasmi. Non so come sia potuto succedere, ma posso immaginare che per la Roma superare un girone così duro possa aver comportato uno stress psico-fisico enorme. E quando non ce la fai allora sì, lì subentra anche la paura di non arrivare a certi risultati».
SÌ, VIAGGIARE – Adesso i giocatori hanno staccato la spina, praticamente tutti lontani migliaia di chilometri. I tifosi gradiscono poco, molti avrebbero preferito che rinunciassero alle ferie per fare gruppo in un momento tanto delicato: «Dipende da quale angolo si vuol analizzare la questione: per Sarri – sottolinea Manili – magari è negativa perché il Napoli adesso non aveva bisogno di fermarsi, per Di Francesco invece potrebbe essere molto utile. Perché rilassarsi può servire a ritrovare le energie giuste, soprattutto da parte di quei giocatori, penso a Kolarov, logorati più mentalmente che fisicamente perché costretti a giocare sempre. Per ritrovarsi a volte bisogna allontanarsi». E chissà che alla Roma non serva davvero, come magari potrebbe servire ai calciatori aver staccato dai social network: pochi post, le compagne sono molto attive, da parte dei mariti giusto qualche foto in famiglia e poco altro. Il suono del silenzio da Roma, però, dove i tifosi ieri hanno preso d’assalto i programmi delle radio («parlare di paura e appagamento è follia», uno dei messaggi più condivisi), arriva fino alle Maldive.