C’è sempre posto, in questo stanco e inutile finale di stagione della Roma, per qualche celebrazione e per qualche affettuoso congedo. Stasera, contro il Catania di quel Vincenzo Montella che nella storia giallorossa ha lasciato comunque una impronta significativa, Francesco Totti firma il cinquecentesimo gettone di presenza nel massimo campionato italiano. Una lunghissima strada, della quale non si vede ancora la fine, percorsa attraverso l’illuminazione di cifre a sensazione e soprattutto di una presenza carismatica unica. Ed è un peccato che il suo contributo, nella sfida di stasera, potrebbe soltanto arricchire il suo personale bilancio, ma purtroppo non servirà alla Roma per sottrarsi a quella mediocrità alla quale l’ha condannata l’inspiegabile altalena di umori che hanno accompagnato l’intera stagione.
Potrebbe risollevarne il livello soltanto il possibile harakiri di una delle quattro formazioni che attualmente monopolizzano le posizioni utili per l’Europa, grande e piccola, per la prossima annata agonistica. Stasera si congeda anche dal popolo romanista Giorgio Rossi, che si è guadagnato un ruolo importante nella storia della società, riuscendo a conquistarsi l’unanime, incondizionato affetto non soltanto di tutti i giocatori che hanno interpretato l’ultimo mezzo secolo giallorosso, ma anche del tifo al quale ha regalato sorrisi e momenti di commozione. Non sarà più a bordo campo, ma resterà nel cuore di tutti. A cominciare da Montella, che in omaggio ai valori dello sport farà di tutto per consentire al Catania di rovinare la festicciola. Difficile dire se ci sarà ancora Vincenzino, per i quali i richiami delle sirene sono fin troppo allettanti, sulla panchina catanese nella prossima stagione. Ma uguale incertezza, e sia pure con motivazioni del tutto diverse, è quella che riguarda il destino di Luis Enrique. Sul conto del quale non hanno dubbi i vertici societari che vorrebero fare affidamento su di lui per il futuro immediato. Ma i segnali lanciati dal tecnico sono sempre gli stessi, per ora riflessione in attesa di un vertice con la società, ma un atteggiamento che fatica a nascondere la tentazione di andar via. L’ambiente romano produce stress a livelli sconosciuti in qualsiasi altra collocazione geografica, in Italia, in Europa, nel mondo.
Il Tempo – Gianfranco Giubilo
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