Non ha pace questa Roma. Gioca bene, a tratti. Soprattutto quando va a memoria, fluida, lasciando da parte il macchinoso «progetto» di un possesso di palla sterile. Però, non riesce a trovare continuità di rendimento equilibrio. Il Bologna è stato un test significativo: in un mese lo abbiamo affrontato due volte e sono state partite diversissime. In trasferta, i giallorossi hanno dominato e vinto, anche se fuori casa non hanno fatto tanti punti. All’Olimpico hanno subito, con ingenuità incredibile nel campionato italiano a gennaio Si dice che il rendimento alterno dipende dalla giovane età dei giocatori, dalle novità portate dall’allenatore. Sarebbe vero se succedesse solo in campo, invece con andamento simmetrico e parallelo gli stessi sbandamenti si registrano anche in società.
La A.S. Roma è discontinua anche nel comportamento generale. A volte brillante, nella scelta e negli acquisti di giovani. Altre volte incomprensibile negli alti e bassi con cui vengono giudicati titolari e riserve. Si può scrivere un romanzo sui giudizi contrastanti e immotivati di Luis Enrique. C’è chi applaude giustamente al fenomeno Lamela, ma il modo in cui sono stati ceduti Vucinic, Borriello e Pizarro non è stato né lineare, né spiegato. Sono scelte? Bene, ma ancora non abbiamo mai capito fino in fondo quelle su Taddei, Simplicio e Cicinho. E la vicenda De Rossi un giorno sarà riscritta in modo sorprendente. Baldini ce la mette tutta per tenere il morale alto, però una riunione per l’aumento di capitale ad un passo dallo svincolo di Daniele, nella quale vengono sollevati dubbi sulla decisione della società è follia. E Cagliari, a metà settimana è una tappa difficilissima, seguita da quell’Inter che bisogna battere per forza, se si vuole ancora sperare nell’Europa, anche in quella delle competizioni minori.
Il Messaggero – Paolo Liguori