Quando a scuola, come insegnante, voglio incoraggiare qualcuno dei miei alunni che è andato male in un compito in classe, so come fare, perché da studente, a mia volta, sono stato, prima del “riscatto” universitario, un collezionista di voti catastrofici … allo stesso modo, per fare forza a Nicolas Burdisso che ha appena subito un severo infortunio al ginocchio, mi sembra giusto affidarmi alle parole di Carlo Ancelotti, estrapolate dal libro “Preferisco la Coppa” :
«Non vado forte per le date, però il 25 ottobre 1981 me lo ricordo. Giocavamo contro la Fiorentina, mi marcava Casagrande, un mediano deciso che mi aveva già rotto il naso quando giocava a Cagliari: Su una rimessa laterale ho fatto un movimento strano dopo uno stop di petto, mi si è girato il ginocchio, i miei compagni se la sono presa con lui. “Bastardo! Bastardo!” In realtà non c’entrava niente, l’immagine della Rai era chiarissima, non mi aveva neanche toccato. Quello che ti può venire in mente in pochi secondi è pazzesco. A me è venuto in mente Francesco Rocca, detto Kawasaki, un idolo, il mio primo compagno di stanza alla Roma. Mi hanno operato, la riabilitazione è stata un inferno. Oggi Gattuso dopo due mesi già corre, ai miei tempi dopo due mesi erano ancora bestemmie. Per 45 giorni si teneva il gesso con la gamba bloccata a quarantacinque gradi, poi per un altro mese la doccia gessata (mezzo gesso che si toglieva al mattino per fare fisioterapia), e ancora trenta giorni durante i quali si poteva solo appoggiare il piede per terra. Totale centocinque giorni senza camminare, due palle enormi e dolori pazzeschi dappertutto. Il dolore, però non esiste per davvero. E’ una teoria tutta mia, ma funziona. Le ginocchia sono nemici da combattere. Il conflitto è nato negli anni e continua ancora oggi. Ho voglia di correre, la mia testa dice che ci devo andare,vado, il ginocchio si gonfia ma me ne frego.
E lui che soffre, non io né la mia testa: Gli dà fastidio che io corra, non ha menischi e quindi è molto più sollecitato, ma io non mi arrendo. Mi ha fatto soffrire tanto ora tocca a lui e lo punisco, spesso andando anche nei boschi, con salite e discese. O sul tapis roulant e sul duro: gli dà molto fastidio, e più lui si gonfia, più io corro, così gli sta bene. Ogni tanto gli parlo e lo insulto. Certe volte mi offendo e non gli parlo più. Forse sono da internare ma se succede sono soddisfatto, perché il mio ginocchio viene con me». Il messaggio mi sembra chiarissimo, Burdisso deve adesso avere la grande forza di isolarsi da tutti, di fregarsene degli “zuzzurelloni” di turno che scriveranno: “carriera a rischio” e amenità di questo genere e concentrarsi solamente sulla fase del recupero, giorno dopo giorno, senza fretta, sapendo che senza dubbio ci saranno dei giorni difficili, ma che certamente finiranno. Fondamentale, nella fase del recupero, sarà la sua forza interiore, l’ infortunio, prima ancora che un fatto di legamenti, cartilagini, tessuti e vasi sanguigni, è un fatto di “testa”, di volontà. A tale proposito ricorro ad un altro esempio che non fa parte della “casistica” storica degli infortunati giallorossi, ma che come per Carlo Ancelotti, riassume le caratteristiche della mentalità del combattente (caratteristica, tra l’altro, che mi sembra si adatti perfettamente a Burdisso) che serve in questi frangenti. Sto parlando di Fabio Capello. L’episodio non è notissimo e quindi cerchiamo di raccontarlo in breve. Il 31 maggio 1976,Fabio Capello, all’epoca tesserato per la Juventus, si trova a New York, con la Nazionale italiana per il torneo del bicentenario e affronta il Brasile di Falcao. In campo, assieme a Fabio, c’è anche Francesco Rocca, si tratta di una partita tosta, che gli azzurri nel primo tempo stanno conducendo. Al 1’ Capello porta in vantaggio i nostri e la gara si trasforma in una rissa. Gil, l’ala destra dei brasiliani, al 42’ si macchia di un’ entrata killer.
Colpisce Capello al ginocchio sinistro aprendo uno squarcio che sarà suturato con 10 punti. “Fabio esce in barella e da questo momento … per lui, si aprono grandi problemi con il club bianconero di cui è stato punto di riferimento inamovibile per sei stagioni. Esplode una polemica con Furino, poi a luglio, come un fulmine a ciel sereno, arriva la cessione. Capello nel 2003 dichiarerà: «Il più brutto ricordo di Torino fu la cessione. All’epoca si veniva trattati come bestie. Arrivava una telefonata in estate e ti dicevano che dovevi fare le valige perché ti avevano ceduto. Fu questo anche il mio caso: ero in vacanza in Turchia e mi chiamarono per informarmi che mi avevano venduto al Milan». Boniperti mise in giro la storiella che Capello era stato allontanato perché aveva osato chiedere dei premi prima di una partita con il Cesena. Capello, imbestialito, ripose: «Balle. Non sono mai andato con Anastasi a parlare dei premi con Boniperti. Alla Juventus c’era una commissione interna che si occupava di queste cose. Questa cosa non l’accetto ditemi che gioco male, ditemi che non valgo nulla, ma non inventatemi delle balle perché non ci sto e soprattutto non sto zitto». In soldoni il sospetto che nacque all’epoca e che è sempre rimasto a molti appassionati di calcio, è che Capello fosse stato ceduto perché aveva le ginocchia a pezzi, per rifilare il bidone al Milan. I dirigenti bianconeri, da sempre “maestri” nell’individuare i momenti delle cessioni come quelli degli acquisti, però, non avevano fatto i conti con la grinta e la capacità di combattere e soffrire di Capello che giocherà sino al giugno 1980, conquistando a Milano uno scudetto e una Coppa Italia. Il suo rendimento è condizionato dalle condizioni fisiche, ma “mascellone” non si arrende, ha grinta, coraggio, voglia, e anche in rossonero impone la sua personalità. Chiuderà la carriera solo quando lo deciderà lui, nel corso di una tournee in Australia. Sidney, Melbourne, Brisbane, Adelaide, Perth … fino all’ultimo un combattente e per avere conferma chiedere a Claudio Ranieri che in quei giorni era in prestito al Milan. Se poi Burdisso avesse ancora bisogno di esempi vincenti, Capitan Totti, visti i recuperi del 2006 e del 2008, saprà consigliarlo alla grande. Forza Nicolas!!!
Il Romanista – Massimo Izzi