Che cosa si può fare in 2.399 giorni? C’è tempo per vedere i capelli diventare più bianchi, per sognare, per fingere di farlo e — in fondo alla strada — anche per tornare a casa e cominciare a decidere. Franco Baldini aveva ufficialmente detto addio alla Roma al termine di una conferenza stampa datata 24 marzo 2005. «E adesso dimenticatemi», aveva concluso. Non è accaduto e non poteva accadere in un calcio italiano che ormai ha incongruamente imparato a tifare anche per i dirigenti e non solo per le squadre (basti pensare a Moggi e, in misura minore, anche a Oriali). Da ieri l’ex «consulente di mercato» (così fu freddamente definito dalla vecchia proprietà al momento dei saluti) è tornato a Trigoria. Figliol prodigo? Padrone di casa? Semplicemente numero uno. Non a caso (stipendio a parte) i sussurri di Trigoria disegnano Tom DiBenedetto più come una eccellente figura di rappresentanza che un reale centro decisionale, stretto com’è fra personaggi di spessore ben più ingombrante come James Pallotta e lo stesso Baldini.
Lui e Totti Il primo giorno del nuovo corso, per il futuro direttore generale giallorosso, lo raccontano come una sorta di visita pastorale impastata di saluti e probabilmente anche di ricordi. Ha voluto rivisitare tutto il centro sportivo, poi ha fatto pranzo con i suoi pretoriani (in ordine alfabetico) Claudio Fenucci, Walter Sabatini e Tonino Tempestilli. Inutile nascondere, però, come l’immaginario collettivo fosse attirato dal primo incontro del dopo intervista estiva (quella relativa alla «pigrizia») con Francesco Totti. Prima che venissero fuori i «dietro le quinte», l’esito è stato in qualche modo santificato dalla foto che ha cominciato a circolare subito su tv e Rete. Il soggetto? Gli ex duellanti (si fa per dire) stretti in un abbraccio in favore di flash. E in effetti la conclusione è stata proprio questa, tant’è che il capitano, incassata la dichiarazione che il futuro d.g. lo ritiene ancora importante, ha fatto sapere agli amici: «Il problema è superato».
Lui e De Rossi Nella lunga giornata di Trigoria, poi, Baldini ha avuto il tempo per incontrare Luis Enrique e salutare la squadra negli spogliatoi. Niente discorsi alla Churchill, ma solo un modo per far capire al gruppo che adesso le cose sono cambiate sul serio. In questo intreccio di azioni e sentimenti, c’è stato spazio anche per un breve colloquio con Daniele De Rossi. Argomento contratto, verrebbe voglia di chiedere? Non proprio, perché il futuro d.g. sa bene come non sia corretto parlare di questo argomento con un calciatore quando, sul tema, c’è un discorso aperto con il procuratore. Ma registrata la soddisfazione di De Rossi per le nuove idee portate da Luis Enrique, Baldini si è limitato a ribadire a Capitan Futuro proprio questo concetto, cioè che la nuova dirigenza è intenzionata a continuare il rapporto a lungo. E se la premessa sarà comune (come sembra), tempi e modi giusti si troveranno. Insomma, in attesa dell’assemblea societaria prevista per la prossima settimana, l’ambiente giallorosso da ieri ha percepito di aver colmato tutte le caselle giuste per accelerare il nuovo che avanza. «Il mondo uscente non lascia eredi, ma una vedova incinta — ammoniva il russo Herzen un secolo e mezzo fa —. Sarà necessario che scorra acqua sotto i ponti tra la fine dell’uno e la nascita dell’altro». La Roma, per il momento, aspetta paziente.
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini
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