Il Messaggero (A.Angeloni) – Sì, qualcosa di più in trasferta si doveva e poteva fare. Lo sa bene anche Spalletti, ancora non pienamente soddisfatto del rendimento della Roma lontano dall’Olimpico. In miglioramento rispetto alle prime partite ma non ancora ottimale nel complesso: nelle prime tre gare esterne, è arrivato solo un punto, nelle altre tre, ne sono arrivati sette. E’ chiaro che la strada è ora più giusta, ma adesso Lucio sa che, se si vuole restare agganciati alla Juve, la squadra deve continuare su questo trend. Da qui a Natale, derby a parte, i giallorossi hanno due sole gare esterne: Atalanta e Juve. Vedremo la Roma delle prime tre partite o quella delle seconde tre?
IL TREND NEGATIVO – Troppo sbilanciato il rendimento casalingo rispetto a quello lontano dall’Olimpico, dove cala il pubblico ma non le vittorie, qui sì, sempre costanti: sei nelle prime sei di campionato giocate all’Olimpico. Filotto. Sei successi quasi tutti netti, tranne uno, quello contro la Sampdoria arrivato in rimonta dopo il diluvio e la ripresa della partita dopo più di un’ora di attesa. Roma in gol con facilità, poi: quattro reti all’Udinese, tre alla Sampdoria, quattro al Crotone, due all’Inter, quattro al Palermo e tre contro il Bologna nell’ultimo appuntamento prima della sosta. Venti gol in tutto, su ventinove totali. Quindi solo nove realizzati fuori casa. Quattro le reti subite a Roma sulle dodici complessive. Anche la difesa funziona meglio dentro che fuori, dove si incassa il doppio delle reti, otto fino ad ora. Una costanza di rendimento esterno significa affannarsi meno nella rincorsa alla Juventus, che non ha mezze misure: ne ha perse due e le ha vinto le restanti quattro, mantenendo lo stesso trend della Roma per ciò che concerne le partite casalinghe, ovvero sei su sei. Quindi la differenza è nei numeri da trasferta. La squadra di Spalletti si è inceppata due volte, una clamorosamente, a Torino. Quel pomeriggio sono tornati i cattivi pensieri, perché la Roma aveva giocato davvero male. Una squadra senza una logica, troppo sbilanciata, colpita per tre volte dal Toro, segnando solo un gol, con Totti, per di più su calcio di rigore. Un’altra volta è caduta a Firenze, perdendo immeritatamente nel finale. Oltre a quella del Franchi, un’altra volta soltanto è uscita dal campo senza segnare gol: a Empoli, sempre in Toscana. Lì, però, la squadra ha dominato ma non è riuscita a portare a casa i tre punti.
ALTALENANTI – Suona ancora amaro un altro pareggio, ma per altri motivi, quello di Cagliari alla seconda di campionato. Un due a due dopo essere stata in vantaggio di due reti. Gli exploit di Napoli e Sassuolo hanno dato una spinta verso le parti altissime della classifica. Tre gol al San Paolo e tre a Reggio Emilia, è chiaro che il primo successo ha un valore doppio perché contro una diretta concorrente per lo scudetto/secondo posto. Sono state le due partite in cui hanno ritrovato la via del gol lontano dall’Olimpico sia Salah sia Dzeko, i due bomber della Roma. Il bosniaco ne ha segnati quattro in queste due sfide, quasi la metà delle sue reti complessive, dieci. Quattro gol in due gare, mentre all’Olimpico ha segnato in cinque delle sei disputate, solo contro il Bologna è rimasto a secco. Quindi Edin comunque più costante in casa che non in trasferta. Nettamente. Stesso discorso, e anche di più, vale per Salah, che in trasferta ha segnato a Napoli e basta. Uno su otto. Momo ancora meno costante in zona gol quando si allontana dall’Olimpico. Ed El Shaarawy? Ha cambiato pelle: lo scorso anno segnava quasi sempre in trasferta, quest’anno i due gol (esclusi quelli in Europa League) li ha realizzati all’Olimpico. Perotti è l’unico democratico: ha segnato in un partita in casa (due reti all’Udinese), e una fuori (Cagliari). A Bergamo, l’occasione per tutti. Per crescere definitivamente