Alla domanda su quale sia, rispetto allo scorso anno, il valore aggiunto della Roma, in molti rispondono: Rudi Garcia. In due mesi e due partite di campionato, l’ex allenatore del Lille non solo ha già dissipato i (tanti) dubbi che lo hanno accolto al suo arrivo, ma ha anche fatto dimenticare alla piazza romanista Massimiliano Allegri e Walter Mazzarri, nomi che in estate si facevano preferire al suo.
C’è anzi chi, dentro Trigoria, azzarda che tra gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina della Roma negli ultimi anni, Rudi Garcia sia quello che più di tutti somiglia a Fabio Capello. Un paragone eccellente, anche se il tecnico francese non ama i confronti: non per presunzione, ma perché vive il rapporto con la sua squadra in maniera viscerale, quindi unica. Nei suoi modi di fare, però, c’è tanto del tecnico che ha portato a Roma il terzo scudetto: dal volere il pieno controllo su tutto quello che ruota intorno alla squadra — ha voluto dare la sua opinione anche sulla ristrutturazione della sala stampa di Trigoria —alla cura maniacale dei particolari.
Due giorni fa, ad esempio, Garcia ha letteralmente blindato il test contro la Primavera: a bordo campo sono rimasti solo lo staff tecnico, il d.g. Baldissoni e il d.s. Sabatini. Tutti gli altri, compreso il fotografo ufficiale che ha avuto il permesso per rimanere solo cinque minuti, sono stati allontanati e sono state abbassate tutte le tapparelle delle finestre degli uffici con affaccio sul campo, per non permettere a nessuno di sbirciare. Un eccesso di precauzione, verrebbe da dire, anche perché mancavano una decina di calciatori—ieri è arrivata la notizia della distorsione alla caviglia sinistra rimediata da Bradley — impegnati con le rispettive nazionali. Il tecnico francese però, come aveva già fatto intendere a Riscone, non ha voluto sentire ragioni. Sembra che una delle prime parole che ha imparato sia «riportini», il neologismo coniato da Spalletti per denunciare la fuga di notizie da Trigoria. Per questo Garcia non usa intermediari, ma ha un rapporto diretto con tutti i suoi calciatori, senza distinzioni. E vuole che nessuno, al di fuori dello staff tecnico e dei direttori, sia presente nelle occasioni (pranzi, merende e riunioni) che riguardano solo la squadra.
È questo il suo modo per proteggere i calciatori, che sembrano apprezzare e che lo seguono. Perché lui è il primo a rispettare le poche regole che vuole trasmettere al gruppo. Quella a cui tiene di più è la puntualità: basta un minuto di ritardo per far scattare una multa, senza deroghe. Garcia, insomma, vuole essere un esempio e uno stimolo per i suoi calciatori, sotto ogni punto di vista. Morgan De Sanctis ha confessato di essere rimasto impressionato dal fatto che parli già così bene l’italiano. Kevin Strootman, per non essere da meno, sta prendendo lezioni ogni giorno. Una promessa, quella di imparare la lingua italiana entro un mese, che Garcia aveva fatto a Walter Sabatini la prima volta che si sono incontrati, e che ha mantenuto. I tifosi sperano che riesca a mantenere anche quella di riportare la Roma alla vittoria. Come ha fatto Fabio Capello.
Corriere della Sera – Gianluca Piacentini