La Roma è andata in cortocircuito

La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) «Dovremo parlare». Luciano Spalletti lo ha detto nella pancia dello stadio di Lione e, mentre lui lo faceva ieri con la squadra, in città si era già iniziato nella notte. Al fischio finale della partita di Europa League, quello che nei giorni scorsi era stato un dibattito, è diventato, come nelle migliori tradizioni romane e romaniste, uno scontro acceso: pro e contro Spalletti, pro e contro i giocatori, pro e contro la società. Tutto nuovo, tutto uguale, come sempre e più di sempre. «Ma Roma è così – dice Giacomo Losi, che questa città la conosce da una vita – e non bisogna stupirsi, ma rimboccarsi le maniche, lavorare e intervenire». Già, ma su cosa?

FISICO O TESTA – Losi non ha dubbi: «Temo sia un problema di mentalità, manca ancora quella giusta per andare avanti su tre fronti. A volte, anche dopo tutti questi anni, resto senza parole. Ma la squadra c’è, può reagire e dire la sua, altrimenti sarebbe un peccato. Così come sarebbe un peccato non utilizzare Totti». Di fisico, e non di testa, parla invece Zibì Boniek, che già durante la gara si chiedeva su Twitter se la Roma fosse in debito d’ossigeno: «È evidente che il problema è fisico, al 70’ la squadra era morta e tornava sempre indietro. Detto che non è stata neanche fortunata, va aggiunto che il Lione è forte ma non imbattibile. Brucia aver perso giocando bene metà partita, ma si può recuperare. A patto di mettere a posto la condizione, perché Spalletti non ha fatto errori. I giocatori questi sono e sono stanchi: che poteva fare di più?».

IN RADIO – Magari ritrovare «la tenuta difensiva», come consigliava Ubaldo Righetti a Teleradiostereo qualche giorno fa, mentre a Rete Sport Max Tonetto sottolinea: «Non c’è un calo fisico generale, ma sono calati alcuni singoli, che devono riposare. Penso a Fazio, Dzeko e De Rossi, ma è mancata anche un po’ di mentalità». A Radio Radio è dello stesso parere Roberto Pruzzo: «La Roma non gioca male, il problema è che Spalletti non ha cambi e quelli che ha li sbaglia. Una squadra non può giocare un tempo». E gli ascoltatori intervenuti nelle varie emittenti sono d’accordo con questa lettura, tanto che «a processo» va soprattutto la società, accusata di non aver fornito una rosa all’altezza.

MA TOTTI? – Enrico Annoni però, uno che del carattere ha fatto il tratto distintivo della carriera, non è d’accordo: «È vero che qualcuno ha giocato troppo, ma è stato lo stesso tecnico a parlare di mentalità. Non si può andare giù alle prime difficoltà ad inizio marzo. Mi dispiace che a Totti non venga concesso di aiutare la squadra. Se all’inizio fosse stato gestito meglio poteva dare una mano. Eppure, se lo facessero sentire ancora importante…».

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