Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – La Roma ci ha creduto. Fino alla fine, anche quando ha cercato di rimettersi in partita. Il risultato di 4-1 lascia appese a un miracolo le speranze giallorosse di andare avanti in Champions, con una delle più opache versioni del Barcellona europeo e una Roma che non ha mollato fino alla fine, penalizzata da due autogol, senza i quali gli spagnoli avrebbero faticato chissà quanto per sbloccare il risultato. Ma soprattutto con il rimpianto di vedersi negare un rigore clamoroso, oltre a un altro, sul quale restano molti dubbi. La Roma ha dato prova di personalità al Nou Camp, davanti a 91.000 spettatori, senza mai rinunciare al suo gioco, senza abbandonare l’idea di andare ad aggredire il Barcellona nella sua area. Il piano ha funzionato, salvo poi naufragare per gli errori individuali e quelli dell’arbitro. Ma se il giocatore più forte al mondo, Messi, è rimasto a secco, qualcosa vorrà dire.
ORDINE – Di Francesco in mattinata ha dovuto rinunciare a Nainggolan, che ha provato fino all’ultimo e sarebbe stato utilissimo in questa partita per le ripartenze. La Roma ha preparato la partita per limitare al minimo il Barcellona. In campo con ordine con il 4-1-4-1, De Rossi davanti alla difesa, con il compito di andare a dar fastidio a Messi, quando è venuto a giocare tra le linee, Pellegrini al fianco di Strootmam dieci metri più avanti. Valverde temeva la Roma e ha rinunciato a un giocatore offensivo come Dembele, mettendo esterno Sergi Roberto, che è un terzino. Di Francesco ha fatto una scelta simile, dall’altra parte del campo, con Florenzi esterno alto e Bruno Peres alle sue spalle. Il Barcellona ha giocato a ritmi bassi, cercando con il palleggio Messi, sempre pericoloso nel fare il pendolo al limite dell’area di rigore, tanto da impegnare tutta la difesa giallorossa. La Roma si è difesa con ordine e si è resa pericolosa con le ripartenze. Al 9′ il primo episodio da rigore contestato dai giallorossi, con una vistosa spinta e uno sgambetto di Semedo a Dzeko, da dietro. L’arbitro, ben appostato, ha lasciato continuare. Il tema tattico è stato chiaro sin dai primi minuti: la Roma ha cercato di limitare il possesso palla del Barcellona, affidandosi alle ripartenze. All’inizio il piano ha funzionato bene. Gli spagnoli hanno avuto tre conclusioni e con una hanno centrato il palo con Rakitic, ma la Roma ha sempre risposto colpo su colpo. La pressione del Barcellona è aumentata verso la fine del primo tempo e al 38′ c’è stato il primo autogol che ha sbloccato il risultato. De Rossi, nel tentativo di intercettare il passaggio di Iniesta a Messi ha colpito forte il pallone, ingannando Alisson. La Roma non ha meritato di chiudere il primo tempo in svantaggio, anche perché due minuti dopo il vantaggio del Barcellona ha avuto il secondo episodio da rigore a sfavore: Pellegrini è stato messo giù da Umtiti, l’intervento è stato falloso, è rimasto il dubbio se fosse dentro o fuori area. Makkelie ha scelto la seconda opzione, concedendo punizione dal limite.
IL SUSSULTO – Nella ripresa la Roma è tornata in campo convinta di riaprire la partita. Al primo minuto Perotti ha sbagliato una clamorosa azione su cross di Florenzi. Ma al 10′ un altro autogol ha messo in ginocchio la squadra di Di Francesco. Manolas ha spinto il pallone in rete nel tentativo di anticipare Umtiti. La Roma ha sbandato e dopo quattro minuti ha preso il terzo gol, con Piqué, in contropiede. Sembrava finita, ma i giallorossi hanno avuto un sussulto, quando Di Francesco con i cambi ha ridisegnato la squadra rendendola più offensiva con il 4-2-3- 1. Prima una grande occasione di Defrel, appena entrato, poi il gol di Dzeko che ha restituito qualche speranza per la gara di ritorno. Ma al 42′ la rete di Suarez (ha rotto il digiuno in Champions dopo più di un anno), favorito da un errore di Gonalons, ha chiuso la partita.