Corriere dello Sport (R. Maida) – Mancano i gol, manca la qualità, forse anche la personalità. E così Mourinho spinge sui tasti che traballano, per accordare il pianoforte. Negli allenamenti ad Albufeira è uno dei motivi dominanti: per migliorare la fluidità del gioco, e quindi arrivare più velocemente e più efficacemente nell’area avversaria per produrre occasioni da rete, la Roma deve evitare di indugiare con i passaggi orizzontali sulla trequarti. Non è più il tempo del tiki-taka, che anche gli allenatori più conservatori hanno imparato a contrastare. Bisogna accelerare, bisogna osare. Verticalità, intensità, movimento: non ci sono alternative.
Ma servono gli interpreti giusti per applicare un’idea. E in questo senso, tra le carenze indiscutibili dell’organico, Mourinho può essere contento dell’arrivo di Houssam Aouar, che ha catechizzato a lungo dopo la seduta di giovedì sera. Con un centrocampista di questo genere, che abbina il talento all’intelligenza e non disdegna il sacrificio difensivo, possono migliorare sia le azioni che partono dal basso sia la pericolosità nella metà campo avversaria.
Aouar non è il tipo che si intestardisce in virtuosismi. E’ un calciatore concreto, che cerca di massimizzare ogni sforzo con la ricerca del passaggio filtrante o direttamente del tiro dalla distanza. Sarà interessante vederlo all’opera nel triangolo tattico con Pellegrini, quando Mourinho schiererà due mezzali con caratteristiche propositive, e Dybala libero di spaziare su tutto il fronte d’attacco: Aouar deve diventare ciò che era Mkhitaryan. Wijnaldum per ragioni fisiche non è stato in grado di sostituirlo, con risvolti negativi sul prodotto finale. La speranza di Mourinho è aver trovato finalmente qualcuno che possa riempire il vuoto.