Il Messaggero (S. Carina) – Fonseca la definiva “mancanza di efficacia“. Mourinho è invece più diretto: “Creiamo tanto e segniamo poco“. I numeri danno tristemente ragione a entrambi. Perché il difetto di mira è un problema che la Roma si porta dietro ormai da almeno un biennio.
Cambiano gli interpreti (da Dzeko a Abraham), i moduli (3-4-1-2 al 4-2-3-1) e i tecnici ma non una costante che vede i giallorossi primi nella classifica dei tiri (in stagione 222 complessivi, inclusi quelli ribattuti) ma soltanto nelle posizioni di retroguardia per i gol segnati. Con Paulo lo scorso anno la squadra chiuse al sesto posto (68 centri in 38 gare: media 1,78). Ora con José è settima: 21 reti (media 1,75). Dato dovuto perlopiù alla scarsa precisione degli attaccanti.
Attualmente la Roma ha centrato la porta avversaria 65 volte ma ha calciato fuori in 89 casi. Prima quindi in serie A per conclusioni effettuate, ne ha eseguite 34 in più del Napoli secondo e addirittura 79 in più della Lazio di Sarri (143). Biancocelesti che tuttavia quando c’è da inquadrare i 7,32 metri da palo a palo, sbagliano molto meno. Appena 46 le conclusioni fuori di Immobile e compagni, a fronte delle 63 nello specchio (34 quelle ribattute). Il che porta ad un primo confronto: il tasso di precisione dei giallorossi è 29,3%, quello dei biancocelesti 44%.
Ma non finisce qui. Perché nonostante in classifica Mourinho sia scivolato al sesto posto, la sua squadra continua ad essere prima in quasi tutte le statistiche della Lega di Serie A relative alla produzione offensiva. Ad esempio, la Roma è seconda nei cross effettuati, dietro Empoli (190) e Fiorentina (182). Questo perché sia che si giochi con il modulo a tre o con quello a quattro, l’indicazione tattica dello Special One vuole gli esterni offensivi accentrarsi per permettere ai due terzini di salire e trovare il fondo.