Il Messaggero (U.Trani) – Solo lo scudetto, dopo il verdetto dello spareggio per la Champions, è già assegnato. Ma quando Nainggolan, calciando di precisione di destro, ha infilato Reina, nessuno all’Olimpico ha pensato che con quel gol, e con tre settimane d’anticipo, a festeggiare sarebbe stata la Juve, campione d’Italia per il quinto anno di fila. Del resto anche il pari avrebbe consegnato il titolo ad Allegri. La gente ha esultato in proprio. Perché la Roma, con la rete del centrocampista baciato in pubblico da Spalletti a fine partita e l’ingresso ancora decisivo di Totti, ha battuto il Napoli 1 a 0 al fotofinish proprio come è accaduto con il Torino mercoledì sera, blindando in via definitiva il 3˚ posto, con l’Inter quarta ormai lontana 7 punti, e soprattutto tornando in corsa per il 2˚. Adesso, con il vantaggio degli scontri diretti, Spalletti deve recuperare altri 2 punti all’amico Sarri. Ne ha rimontati già 5 in 16 giornate, cioè da quando è tornato a Trigoria. Gli serve l’ultimo sforzo, con 2 gare su 3 da giocare in trasferta, sapendo che a parità di punti eviterebbe gli scomodi preliminari.
GARA COMPLICATA – Il Napoli è in frenata: 4 punti negli ultimi 6 viaggi. E, pure se è stato punito a pochi secondi dal recupero, paga l’atteggiamento scelto nella ripresa. Avrebbe dovuto osare di più e approfittare del calo della Roma che, già penalizzata dagli infortuni di Manolas e Florenzi, ha resistito con il carattere e l’organizzazione. Come è accaduto nella sfida scudetto a Torino contro la Juve, Sarri ha invece giocato per il pari, chiudendosi con il 4-1-4-1 e puntando sulla classe e sul fisico di Koulibaly. E, proprio come allo Stadium, è caduto nel finale. Spalletti è stato più lucido del collega. Ha capito che le due sostituzioni forzate, con Manolas fuori dopo venti minuti e Florenzi nell’intervallo, avrebbero inciso sul suo piano iniziale.
SCAMBIO DI POSIZIONI – Così ha deciso di cambiare solo le posizioni degli interpreti. Partito con il 4-2-4 per aggredire la linea difensiva partenopea, con Nainggolan e Perotti alti tra Salah ed El Shaarawy, ha avanzato Pjanic a metà del secondo tempoper avere più efficacia in attacco. Al tempo stesso ha abbassato Nainggolan per garantire all’assetto più dinamismo contro Allan e Hamsik. La giostra dei palleggiatori, con Keita regista, si è riaccesa. Maicon a destra e Zukanovic al centro della difesa, i panchinari entrati in corsa per ovviare all’emergenza non prevista, hanno tenuto e sono solo da ringraziare per la partecipazione nella fase cruciale del match. Anche se decisivo è stato Szczesny che, bravo già nella primo tempo contro Higuain, ha tenuto in partita i compagni con altri due interventi sul capocannoniere del campionato. Dentro Totti a 9 minuti dalla fine, fuori El Shaarawy e Perotti spostato a sinistra, per il colpo di grazia al Napoli. Basta la sua presenza per scatenare l’Olimpico. Il capitano, ancora chic da trequartista, ha subito messo Salah davanti a Reina e ha preparato l’azione, utilizzando il cucchiaio anche al momento di lanciare, per piazzare il ko che avrebbe steso i rivali. Bellissima la trama per l’happy end: il capitano con il colpo da sotto, Pjanic a far da torre di testa, Maicon con il tocco di classe, Salah prestigiatore in area prima di chiamare al tiro vincente di Nainggolan che, con 5˚ gol nel girone di ritorno, ha seminato solo con il nuovo tecnico.
IMPRESA POSSIBILE – Il miglior attacco, con 74 reti, è ancora quello della Roma. Che, nelle 2 gare contro il Napoli capace di segnarne 72, non ha subito gol nè da Higuain nè da altri. Al San Paolo, con Garcia in panchina, finì 0 a 0. Le squadre più prolifiche del campionato hanno rischiato di restare a digiuno proprio nei 2 scontri diretti. Il destro di Nainggolan, a questo punto, può fare la differenza pure in classifica. Spalletti, imbattuto da 14 partite, esce dal campo contento per non aver subito reti: è successo, nella sua gestione, solo in 3 match su 16 (su 18, contando la Champions). Questione di equilibrio, in parte ritrovato. E da conservare fino al traguardo.