Roma 3, Dzeko 2 e Pecchia rischia

TuttoSport (S.Di Stefano) – Il ritorno in campo dal primo minuto di Alessandro Florenzi dopo quasi un anno coincide con il ritorno al successo della Roma, e chissà se servirà a scacciar via le nagatività e le frustrazioni di questo settembre nero. Un 3-0 sul Verona ancora a 0 punti e con Pecchia sempre più a rischio (sarà valutato dalla società in queste ore) che non può certo far parlare di una Roma “guarita” del tutto, semmai serve a iniettare finalmente quel po’ di autostima di cui ogni progetto all’origine necessita sempre. Il tutto sotto lo sguardo attento di Pallotta (oggi in partenza per Londra) che tra Atletico e Verona ha prima sibilato e poi confermato la fiducia al tecnico.

MALATA IMMAGINARIA – Ma il paradosso è che oggi appare difficile provare a spiegare di quale malattia la squadra di Di Francesco soffra. Una malattia diremmo immaginaria, più che altro, nata dalla sconfitta interna con l’Inter (l’unica finora) nella partita meglio giocata dai giallorossi e peggiorata dopo la mancata chance di giocare a Genova contro la Sampdoria, una pausa forzata che ha accresciuto il ritardo in classifica e quindi l’ansia che si è sviluppata dopo lo 0-0 con l’Atletico. Il maltempo ieri è tornato ad abbattersi sulle maglie giallorosse (per l’occasione le terza di colore nero quasi quanto l’umore a inizio gara) ma stavolta la Roma ha giocato e vinto, un successo che mancava dalla prima di campionato a Bergamo. A tratti ha anche convinto, contro una squadra con Pazzini e Verde sacrificati in panchina per la prima ora e che ha tentato solo per brevi tratti di impostare un gioco indipendentemente dall’obiettivo di portare a casa il primo punto. Nei giallorossi ha convinto il rientro di Florenzi a pieno servizio a destra, quell’esterno di livello che alla Roma mancava terribilmente. L’azzurro sarà un’ottima carta anche per la nazionale di Ventura, per il momento si gode l’assist che ha mandato in rete Dzeko per il 2-0 firmato al 34’. I giallorossi hanno prodotto tanto ma con accortezza, senza farsi prendere dall’angoscia di segnare. Il gol che ha sbloccato il match è arrivato comunque al 21’, grazie a un bel tocco di Pellegrini a liberare Nainggolan che tutto solo ha battuto Nicolas. Funziona il centrocampo ad assetto variabile che sta costruendo Di Francesco e, anzi, con Pellegrini interno sembra essere anche più incisivo e verticale rispetto a quando il tecnico sceglie Strootman. Una vittoria che, per contenuti, aiuta anche a rasserenare le ansie di Dzeko (premiato prima della partita da Tommasi per il titolo di capocannoniere vinto lo scorso anno con 29 gol) che dopo il pari senza gol con l’Atletico aveva tuonato di giocare «troppo solo» in avanti. Preferiti a Perotti e Defrel, l’accoppiata formata da El Shaarawy e il frizzante Under non ha demeritato, anzi. Il Faraone è stato fermato solo dalla sfortuna, il giovane turco ha anche colpito un palo. Il bosniaco ha però trovato la doppietta perché più servito dagli esterni bassi: al 34’ del primo tempo da Florenzi da destra, al 16’ della ripresa da Kolarov da sinistra. Dal 20’ della ripresa, poi, l’espulsione di Souprayen e il largo 3-0 ha potuto consentire a Di Francesco di fare un po’ di rotazione in vista dell’infrasettimanale.

ESORDIO SCHICK – L’Olimpico così ha potuto applaudire Manolas (vicinissimo al rinnovo fino al 2021 con opzione al ’22), sprazzi di Gerson da interno e soprattutto salutare l’esordio ufficiale di Patrick Schick. Per il ceco l’ultimo quarto d’ora da esterno di destra, un ruolo che non gli sembra calzare a pennello (lo dimostra la tendenza che ha ad accentrarsi per il tiro) e su cui si dovranno concentrare le attenzioni di Di Francesco in futuro. In attesa delle altre gare la Roma sale a 6 punti con una gara in meno e mercoledì si gioca di nuovo a Benevento, poi sabato con l’Udinese in casa. La serata si macchia con un brutto episodio. Al termine del match Bruno Peres e Gerson sono stati protagonisti di un duro faccia a faccia. Gerson è apparso molto nervoso nei confronti del compagno. I due si sono addirittura spintonati, tanto che per dividerli sono dovuti intervenire i compagni e il team manager De Sanctis. Le motivazioni sono al momento sconosciute.

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