AS Roma Match Program (F.Viola) – Per presentare Torino-Roma non ci vuole un doppio ex qualsiasi, ma un tifoso romanista prima di tutto. E sulla fede calcistica di Ruggiero Rizzitelli, classe ‘67, non ci sono dubbi. Il suo attaccamento alla Roma in questi ultimi giorni si è ulteriormente rafforzato. Rizzitelli, infatti, è diventato ospite fisso di Roma TV e un opinionista di Roma Radio. “Sono onorato di questa occasione. Sarò in diretta su Roma TV nel pre e post partita di campionato e coppa. Mi mancherà non fare qualche urlaccio allo stadio, ma tiferò Roma da “casa sua”!”, scherza.
Nato a Margherita di Savoia, come si diventa sostenitore di questa squadra?
“Sono diventato tifoso subito; sei mesi dopo il mio arrivo a Roma ho capito che il calore dei tifosi, il loro attaccamento alla maglia, era anche il mio. E non mi ha lasciato più”.
A Torino, ci aspetta una gara delicata, come la immagina?
“È dura, la squadra deve ritrovarsi in un momento non facilissimo. Le critiche sono state dette e ridette, quindi è il momento di lasciarle da parte. È importante fare risultato positivo che non significa per forza una vittoria, ma la squadra deve ritrovare il gioco che aveva fino a poche gare fa”.
Quale creda possa essere il motivo di alcune prestazioni altalenanti?
“La squadra sta imparando a ragionare da grande, questo l’aspetto su cui bisogna migliorare. Una grande squadra non si esalta e non si butta giù per una sconfitta, questo significa essere pronti per vincere”.
Quanto ha pesato la sconfitta contro il Barcellona?
“Dall’esterno sembra facile reagire alla sconfitta del Barcellona, tutti dicevano che non c’era nulla da perdere, ma visto quello che è successo non è stato così. C’è modo e modo di perdere e tornare a casa con sei gol sul groppone non è mai semplice. La notte dopo poi ti svegli e ci ripensi a letto, e girare pagina non è facilissimo. Questa squadra è costruita per vincere e in questo momento deve trovare la forza per reagire al contraccolpo della brutta sconfitta. Condivido appieno le parole dette da Sabatini, tutti in questo momento dobbiamo meritarci di indossare la maglia della Roma”.
Il suo giudizio su Garcia?
“Mi piace, quando è stato necessario ha fatto da parafulmine alla squadra, si è preso le responsabilità davanti ai ragazzi e ai tifosi. Ad un certo punto però deve venire fuori il carattere dei giocatori e devono far vedere il loro vero valore”.
Da più di dieci anni il Toro non si trovava così in alto in classifica a questo punto della stagione.
“Il grande merito è di Ventura, è lui la ciliegina sulla torta. Ogni anno gli danno via i suoi pezzi migliori e lui riparte e rimette su la squadra. Gioca un ottimo calcio e le sue squadre non si arroccano in difesa. Si giocano la partita, contro tutti”.
In cosa sono pericolosi?
“Nel collettivo. Attaccano in undici e in undici difendono. Poi c’è sempre Quagliarella anche se non segna da un po’. Lavora molto per far segnare i compagni”.
Come imposterà la gara Ventura?
“Il Torino come ho già detto non si chiuderà in difesa, ma proverà a fare la partita. Quindi la Roma avrà spazi dove inserirsi. Deve fare attenzione a non deve prendere gol, in questo momento è la cosa più importante. Per l’aspetto psicologico e perché ultimamente fa fatica a recuperare”.
Chi può risolvere la gara?
“Chiunque, anche un tiro dalla tribuna. La Roma deve soprattutto ritrovare il gioco e… l’importante sarà non perdere. Deve puntare sul collettivo e i giocatori non devono cadere nella trappola di cercare di risolvere da soli la partita”.
Un ricordo su tutti del suo periodo alla Roma?
“Fu un periodo bellissimo, eravamo un gruppo forte e ci siamo tolti anche delle soddisfazioni. Io dico sempre che eravamo un gruppo di ignoranti, nel senso buono del termine, non guardavamo in faccia nessuno, non avevamo paura di nessuno. Il ricordo più bello è stato il gol nel derby, quando sono andato ad esultare sotto la Sud, e il più brutto la finale di Coppa Uefa persa”.
Come mai poi si trasferì al Torino?
“Litigai con Mazzone, lo sanno tutti. Avevo idee e progetti diversi per la Roma e andammo alla rottura; così decisi di andare via”.
E a Torino come andò?
“Bene. Ero partito con i peggiori presagi, ero certo che dopo Roma tutto sarebbe stato terribile, invece trovai un ambiente caldo. I tifosi del Toro in certo senso sono simili a quelli della Roma. Tifano per la maglia e diventano idoli i giocatori che danno il 200%… E io lo feci”.
Prima di salutarci, crede che la Roma ce la faccia a rimanere in alto fino alla fine della stagione?
“In questa stagione, che non vede una squadra che ha ammazzato il campionato, la Roma deve sfruttare la ghiotta occasione. Per questo sono arrabbiati i tifosi. Non dobbiamo ancora una volta finire il campionato a mani vuote”.