Il pretendente sconfitto per la panchina della Roma, Vincenzo Montella, aveva introdotto la telemetria per controllare movimenti e distanze dei suoi giocatori. Quello che fece arrivare l’Aeroplanino a Trigoria senza mai riuscire ad allenarlo, Zdenek Zeman, misura le prestazioni dei suoi sfruttando delle cellule fotoelettriche posizionate su dei cavalletti. È il tocco moderno del laboratorio artigiano boemo, dove il marchio di fabbrica è lo stesso di sempre, la fatica e il lavoro, che è più o meno la traduzione del trabajo y sudor che andava tanto di moda una decina di mesi fa con Luis Enrique. I famigerati gradoni da saltare a piedi uniti a Trigoria non sono più utilizzabili, sono stati ricoperti dai sedili in plastica gialla e rossa del campo ora dedicato ad Agostino Di Bartolomei. Il boemo li aveva trovati e sfruttati persino a Foggia e a Pescara, per allenare i muscoli a forza di balzi. Sono tecniche di allenamento che si ricollegano alle ricerche del professor Bosco, luminare italiano emigrato in Finlandia: per i pallavolisti è quasi routine, per i giocatori di calcio l’equivalente dei lavori forzati, per il nuovo allenatore della Roma una certezza. Si troverà un posto adeguato, a costo di smontare una parte di quei sedili piazzati non più di tre mesi fa.
Salto triplo Ma i calciatori che lavorano con lui devono saper saltare anche in lungo: per vedere chi se la cava meglio, a Pescara il tecnico legava una fettuccia al palo, e la stendeva per dieci metri, vinceva chi arrivava in porta col minor numero di balzi. Nella prima serie ci si poteva fermare, nella seconda no, la distanza raddoppiava, e oltre al numero di salti contava anche il tempo. Roba da salto triplo, e dopo quello la gimkana, una corsa dribblando una fila di birilli: l’ultima volta il più veloce è stato Caprari, prendendosi l’applauso dei compagni. Ieri, il baby Talento ha riconosciuto: «Con Zeman sono cresciuto molto. Il mio futuro? Ancora non lo so». Quando uno arriva ultimo, flessioni, davanti a tutta la squadra. Sulle ripetute da mezzofondo si sa tutto: in ritiro le faceva sui 5.000.
Alta intensità Quest’anno a Pescara due doppie sedute a settimana, il martedì e il venerdì se si giocava la domenica, il giovedì nel caso delle gare al sabato. Sedute non più lunghe della media, ma molto intense, che coinvolgono anche i portieri, chiamati a correre come i giocatori di movimento. «Io mi divertivo, era stimolante», disse anni dopo averlo avuto alla Lazio Luca Marchegiani, ma forse era l’unico. «Ma tu ce l’hai avuto?», è stato chiesto a Peruzzi nel ritiro dell’under 21. «Mica ce l’avrei fatta, ad arrivare a 37 anni. I gradoni li avrei fatti tranquillamente, persino la dieta. Ma tutti quei giri di campo…».
Gazzetta dello Sport – Francesco Oddi